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Passione TV (il cinema nel piccolo schermo) – 38 – I Segreti Di Twin Peaks

twinpeakslocandinaI Segreti Di Twin Peaks: David Lynch alla scoperta del male primigenio

Una serie tv che ha fatto storia, suscitando clamore e non solo lodi sperticate, ma anche asprissime critiche, in entrambi i casi per il carattere estremamente grottesco di molte delle situazioni e dei personaggi dipinti dall’autore, ma soprattutto per il suo stile che sfiora, volutamente, il kitsch, la pretenziosità, l’assurdo e il surreale.

David Lynch ha cercato di creare un universo specifico in cui dare libero e ampio sfogo alle sue idee inerenti il campo della narrazione per immagini, non fermandosi alla regia, ma andando a modellare a suo piacimento tutte le componenti dell’audiovisivo, sfornando un prodotto a tratti ostico, a tratti imperscrutabile, forse poco fruibile da chi non conosce la sua poetica cinematografica e la sua particolare “firma”.

Il tutto, tra l’altro, è stato acuito dall’uscita della terza stagione, un evento vero e proprio data la messa in onda a venticinque anni di distanza dalle prime due, che a loro volta all’epoca rivoluzionarono il modo di intendere, di vedere e di raccontare storie tramite episodi.

Alcuni tra i più importanti telefilm degli scorsi anni, infatti, sono “figli” dell’idea lynchiana della serialità televisiva, così come molti altri a venire lo saranno dopo quest’ultima stagione (andata in onda nel 2017 con diciotto imperdibili episodi) che, miracolosamente, come allora, a sua volta ha smosso notevolmente le acque.

Come tutti sanno, la vicenda partiva dall’omicidio della giovanissima Laura Palmer e dell’intricata rete di rapporti, segreti e misteri intercorrenti tra i vari abitanti della cittadina montana di Twin Peaks, apparentemente ridente e tranquilla, ma profondamente attraversata da intrighi, violenze, perversioni e non solo.

Ma il geniale e al tempo stesso folle Lynch non si è limitato a raccontarci delle indagini compiute dall’agente Dale Cooper (uno dei personaggi più iconici che la televisione abbia mai sfornato), bensì ha deciso di fare un’indagine, a tratti anche filosofica, sul concetto del male, inteso come entità assoluta, sondando mondi sovrannaturali e creando universi paralleli in cui vivono personaggi e personalità differenti che fanno da ponte e da collegamento tra il nostro mondo e altri (come dimenticare l’altrettanto iconica Loggia Nera, il Gigante, il Nano e si potrebbe continuare a lungo?). twinpeaks1

Ricordiamo, inoltre, che il Nostro all’epoca incappò in varie traversie produttive sfociate nelle relative pressioni per la rivelazione dell’assassino di Laura Palmer, cosa che lo portò a sfornare una seconda stagione decisamente meno ficcante e molto più diluita rispetto alla prima. Inutile, perché, dopo quasi trent’anni, libero finalmente di poter decidere a tutto tondo su tutti i fronti, Lynch ci ha regalato una terza stagione capolavoro, in cui il concetto stesso di serie TV è stato totalmente sconquassato e portato ad un livello superiore.

La cosa straordinaria che I Segreti Di Twin Peaks riesce a fare è quella di intrappolarci totalmente nella visione, raccontandoci un intricatissimo universo fatto di incubi, sogni e deliri, risultando a conti fatti un vero e proprio viaggio profondissimo all’interno della contorta mente umana e del cuore pulsante di ogni essere vivente. Lynch crea un vero e proprio universo ricco di simbolismi affascinanti, a tratti imperscrutabili, ma sempre ipnotizzanti, restituendoci la sua visione dell’uomo e di quanto il male che spesso si diffonde nel nostro mondo ha origini ancestrali e a volte ingovernabili.

twinpeaks2La terza stagione della serie, infatti, è lì a ricordarci che il successo planetario e inaspettato delle prime due, non deve farci dimenticare che siamo di fronte ad un’opera complessa, stratificata e immaginifica, che poco ha a che fare con il mainstream o con il carattere commerciale di molte delle produzioni televisive che siamo abituati a guardare (non dimentichiamo che per comprendere fino in fondo tutti i meccanismi narrativi è quasi obbligatorio aver usufruito di tutta la rete di opere correlate alla principale, tra le quali il film Fuoco Cammina Con Me, e molti libri, tra i quali quelli importantissimi scritti da Mark Frost, co-autore della serie insieme a Lynch).

I Segreti Di Twin Peaks, in questo senso, si può forse ritenere uno dei prodotti più affascinanti mai visti passare sui piccoli schermi. Ma si tratta di un fascino insondabile, un fascino oscuro, così come l’animo delle varie pedine che affastellano il racconto di questa provincia americana, piccola e chiusa in se stessa, governata da meccanismi nascosti e da presenze “sinistre”. Ovviamente Lynch non si è limitato a raccontarci il nero dell’animo umano, ma con intelligenza e a tratti grande ironia, ha sfiorato anche la “luce” (abbiamo anche una Loggia Bianca, infatti), con personaggi a tratti spassosi (oltre al terribile Bob, spirito maligno che si impossessa di volta in volta di diversi esseri umani per poter agire nel nostro mondo, non possiamo dimenticare la segretaria della stazione di polizia di Twin Peaks, Lucy, il poliziotto di buon cuore Hastings, l’indiano Hawk, la signora col ceppo e davvero potremmo fare una lunga lista). twinpeaks3

I Segreti Di Twin Peaks, per le prime due stagioni contrassegnato quasi da una natura soap-operistica, è un prodotto che fa dell’onirismo il suo bigliettino da visita e che, soprattutto con quest’ultima stagione, ci ha trascinato nelle tenebre e ci ha imprigionato in una fitta rete di messaggi più o meno subliminali.

E con un finale che termina con un’inaspettatissima dissolvenza in nero dopo un determinato gesto che richiama specularmente un momento già visto precedentemente nella serie, David Lynch ci lascia con una sensazione di vuoto nello stomaco, dopo essere stati colpiti violentemente dal dubbio circa la reale percezione del tempo e del suo scorrere e dalla consapevolezza che i sogni, o meglio gli incubi, possano diventare vera e propria realtà.

Miglior episodio – 3×08 The return – part 8

twinpeaksthereturnpart8Se già la terza stagione in generale è qualcosa che mai ci saremmo sognati di poter vedere trasposto su schermo (neanche al cinema, non solo limitandoci alle serie tv), perché spezza davvero il filo che lega lo spettatore alla fruibilità di un prodotto narrativo (seppur per immagini), con l’ottavo episodio della stessa, davvero si rimane attoniti e allibiti di fronte a quello che può essere l’episodio più rappresentativo della serie e più rivoluzionario in generale.

David Lynch con questo episodio cerca a suo modo di raccontare per suoni e per immagini quella che secondo lui è la radice estrema e assoluta del male del mondo, facendolo nel modo più antitelevisivo possibile, sfidando in un certo senso lo spettatore ad un gioco di forza e inducendolo ad assaporare con l’udito e la vista in primis, ma con la mente soprattutto, la bellezza di un concetto raccontato con mano personale, inusuale e assolutamente artistica.

Se non bastasse abbiamo anche la possibilità di assistere ad una coinvolgente performance musicale dei Nine Inch Nails (generalmente Lynch in questa terza stagione ha piazzato performance di vari artisti alla fine di ogni puntata, mentre in questo caso è il momento che anticipa l’inizio di un racconto “universale” sulla suddetta origine del male) e di capire, finalmente, quale evento ha scatenato la “nascita” di Bob e di quello che in realtà egli rappresenta.

Regalandoci un saggio altissimo di videoarte, forse poco consona al formato televisivo, Lynch coraggiosamente e, forse anche in maniera strafottente, ha eluso ogni regola e ha fatto esattamente ciò che voleva, esprimendo la sua arte col suo stile unico e inconfondibile.

ALESSANDRA CAVISI

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