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Intervista agli Animatronic, parlando di “Rec”, jam session, follia creativa e background

animatronicreccoverLe operazioni migliori sono quelle che nascono spontaneamente, in preda all’entusiasmo del momento o all’euforia di un’idea fissa. Qualcosa del genere è successo a Luca “Worm” Terzi, Nico Atzori e Luca Ferrari che, tra una jam e l’altra tra amici, ad un certo punto hanno visto un progetto coerente delinearsi, prendere forma e scalpitare per uscire dalla loro sala prove ed esser portato in giro per il mondo. Nascono così gli Animatronic, che non sono solo uno dei diversi side-project di “Luca dei Verdena” ma sono diventati una band vera e propria che, sebbene abbia un futuro incerto (data la stessa natura con cui è nata), ci ha intanto regalato un disco strepitoso, Rec, sfornato dai tipi de La Tempesta Dischi e carico di energia rock allo stato puro. Abbiamo deciso perciò di fare una chiacchierata con i tre musicisti (anche se, come leggerete, non amano la parte del loro lavoro che comprende le interviste, ma sono stati così gentili da fare un sacrificio per noi).

Qui di seguito potete scoprire tantissime cose su questi tre folli artisti e su Rec che vi siete sempre chiesti ma non avevate mai osato chiedere…

Il vostro gruppo nasce per gioco e senza regole. Ma quali sono state le circostanze in cui avete capito che volevate essere qualcosa di più di un incontro casuale tra amici musicisti e quindi dar vita alla band?

In realtà è stata una cosa progressiva: abbiamo iniziato con le jam, poi capendo che certi riff ci piacevano li ripetevamo e lì abbiamo incominciato a lavorare di testa, migliorarli, unirli ecc… fin quando ci siamo resi conto di avere un po’ di brani. Quando siamo arrivati al sesto abbiamo deciso che forse potevamo fare un live, a Cambridge, di prova. Poi siamo andati avanti a scrivere. All’undicesimo, forse, abbiamo deciso di fare qualche live e il dire che sarebbe stato bello registrarli, fin quando è capitata l’occasione, Alberto libero per qualche giorno. E da lì è partito il tutto.

Se di Luca Ferrari sappiamo tutti qualcosa in più, Luca “Worm” Terzi e Nico Atzori li conosciamo meno. Volete raccontarci brevemente le vostre “origini musicali”?

Nico: Io in Sardegna frequentavo amici musicisti, avevo anche gestito un pub dove si faceva musica live. Ho preso la prima percussione in mano a 24 anni circa, quando sono arrivato a Bergamo per motivi di lavoro. Da lì mi sono appassionato e ho scoperto tantissimi strumenti a percusssione e non, e la qualità del suono di ciascuno. Col tempo ho collaborato e suonato in tantissimi progetti, fin quando ho preso in mano il basso e iniziato questa nuova avventura.

Worm: Io invece ho iniziato a suonare la chitarra di mio padre all’età di 13 anni. Ricordo che aveva un manico stortissimo, credo fosse addirittura rotto, tanta era la distanza tra le corde e i capotasti! Sono cresciuto con i Nirvana ma ascoltavo anche tutto il mondo dei chitarristi virtuosi e cercavo di addentrarmi nella loro tecnica, dal quale ero molto affascinato, e che negli ultimi 3 anni ho approfondito cercando di trovare la mia via, il mio mezzo di espressione. Ho suonato in tanti piccoli progetti inediti, ora collaboro con diversi artisti, tra i quali gianCarlo Onorato.animatronic1

Nonostante contenga elementi di generi diversi, la vostra musica ha una sua forte riconoscibilità per le coinvolgenti poetiche triangolari con cui dialogate tra i vari strumenti, alternando umori e dinamiche. Una domanda per ciascuno di voi: ci sono degli artisti in particolare a cui pensate mentre suonate? E quali sono i vostri ascolti principali?

Nico: Io personalmente, avendo anche iniziato con uno strumento nuovo, sono stato e cerco di essere tutt’ora abbastanza distaccato dagli ascolti, anche se inconsciamente in quello che faccio nel disco ci sono tantissimi ascolti, di vari generi fatti a casa di Luca, prima e dopo le prove. Personalmente sono sempre stato affascinato dalla psichedelia.

Luca: Per quanto mi riguarda, quando suono non penso molto, dipende dal mio stato d’animo. Per le mie influenze da batterista, il trio rimarrà sempre Bonham, Crover, Grohl. Mentre componevamo i pezzi ascoltavo molto My Morning Jacket e Kv3l3rtak.

Worm: Mentre suono è difficile che pensi ad altro. È come se corpo e mente diventino un tutt’uno. E da questa situazione di trance, se il momento e le circostanze sono favorevoli, nasce qualcosa. Da chitarrista, i miei ascolti principali sono Yngwie J. Malmsteen, Andy Timmons e Paul Gilbert.

Il vostro spirito “da jam session” si sente forte e chiaro, ma come prendono forma generalmente i vostri pezzi? Cosa fa scattare la scintilla?

La scintilla scatta quando ci rendiamo conto che quel riff, quel ritmo o quella semplice frase ci piace, ci rimane in qualche modo dentro.

C’è all’interno di Rec un brano che considerate maggiormente emblematico per presentare la vostra musica?

Nico: Da parte mia no, non riesco a sceglierne uno, ogni brano ha una sua storia, un suo percorso, una sua personalità.

Luca: A me piacciono molto Fl1pper# e DCP: trovo che siano arrangiate bene, con un inizio e un finale.

Worm: Il brano per me più emblematico è Crossing, sento che ha un equilibrio tutto suo. Mi trasmette la stessa emozione sia all’ascolto sia durante l’esecuzione.

animatronic2Componendo brani strumentali, quanto contano per voi i titoli che date ai pezzi? Li considerate un modo per aiutare l’ascoltatore a trovare tra le vostre note quello che ha stimolato la scrittura dei brani o li ritenete qualcos’altro?

Sì, i titoli sono venuti fuori anch’essi in maniera abbastanza naturale, guidati dalla sensazione che ogni brano ci dava. All’inizio erano numeri legati alla progressività della loro creazione, in seguito modificati, ma frutto del momento, sicuramente non così facili per noi da tradurre.

Restando in argomento titoli, vi ho posto la domanda di prima perché quelli che avete scelto per i brani di Rec sono abbastanza insoliti: spesso sono giochi di parole (come In cubo, Ghostrek o Fanki!?), altre volte sono nomi, prodotti alimentari o canali televisivi etc… A cosa si riferiscono titoli come 6sbarre s.a.s., DCP o Tronofobia?

6sbarre s.a.s. era il sesto brano venuto fuori, e lo avevamo segnato in un foglio con sei sbarre (tipo così ////// ),  in seguito forse a modo nostro è stato un modo per esprimere un certo disappunto al mondo del capitalismo.

DCP all’inizio suonava un po’ come dichiarazione di conformità, poi è diventato Deriva, Causa, Panico… e a voi la libera l’interpretazione.

Tronofobia… forse la paura di sedersi sul water?

Ahahah! Ma come?!?!

Sì, per quelle storie di serpenti trovati nel buco, sai… (ridiamo, ndr). animatronic3

Data la natura decisamente libera delle composizioni, durante i vostri concerti proponete i pezzi nella loro forma conosciuta, quella cioè registrata su disco, o spaziate ulteriormente in altre direzioni creando nuove variazioni su tema?

Li proponiamo in generale come nel disco, sono abbastanza pieni di particolari già così, anche se nei live abbiamo i nostri piccoli momenti di libertà. La voglia di jammare c’è sempre, infatti dal vivo proponiamo già qualcosa di nuovo.

Qual è per voi la parte più bella del mestiere del musicista e quale invece quella che bisogna accettare perché “fa parte del gioco”?

La parte più bella è il suonare, per le sensazioni che ti dà. La parte che bisogna accettare è il contorno, come le interviste, ecc…

Ahahah! Giuro che mentre ve lo chiedevo immaginavo questa ultima parte di risposta! Non vi faccio perdere allora altro tempo, chiudiamo con un’ultima domanda: pensate che nel futuro degli Animatronic potrebbe mai trovar spazio una voce?

Chi lo sa! Bisognerebbe sapere prima di tutto se ci sarà un futuro, e in caso dipenderà da come saremo in quel momento. Intanto godiamoci questo, che è già follia così.

La pagina fb ufficiale della band: https://www.facebook.com/animatronicband/

Qui il video (decisamente psichedelico) di Fl1pper#: https://www.youtube.com/watch?v=zXhmyJCG98c

ELIDE FERRARI

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