Nel 1882 l’eroe della guerra civile Lew Wallace scrisse il romanzo Ben Hur – un racconto di Cristo, opera storico/religiosa ambientata in Palestina durante gli anni della predicazione di Gesù.
La storia scritta da Wallace interessò immediatamente il mondo del cinema e nel 1907 apparve sugli schermi il primo adattamento cinematografico seguito da un’altra versione nel 1925 interpretata dal divo del cinema muto Ramon Navarro.
Più di trenta anni dopo, Hollywood decise di realizzare l’adattamento più noto. La regia fu affidata a William Wyler, sempre vincente al botteghino (tra i suoi film troviamo La voce nella tempesta, versione filmica del romanzo Cime Tempestose, e Vacanze romane, girato a Roma nel 1951) mentre la sceneggiatura, piuttosto contestata, fu assegnata allo scrittore Gore Vidal.
Il protagonista del film era Charlton Heston (già Mosè ne I Dieci comandamenti), alto, biondo e decisamente poco orientale nell’aspetto, mentre in ruoli minimi si intravedono Giuliano Gemma e Lando Buzzanca.
Il film fu girato interamente a Roma e la mitica scena della corsa delle bighe ebbe come aiuto regista Sergio Leone.
Vincitore di ben undici Oscar, record ineguagliato lungamente, Ben Hur per uno spettatore moderno ha come punti di debolezza una eccessiva lunghezza e un linguaggio troppo manierato, eppure a quasi sessanta anni dalla sua uscita (era il 1959) ha ancora il suo fascino.
Nel 2016 il regista kazako Timur Bekmambetov ha realizzato una ennesima versione del romanzo di Wallace girata questa volta a Matera. Malgrado la carismatica presenza di Morgan Freeman nel ruolo di uno sceicco, il film non ha ottenuto però il successo sperato, probabilmente a causa di una narrazione affrettata e di dialoghi poco curati.
Resta però il fascino sottile di un libro che, pur non essendo presente nella maggior parte delle biblioteche, ha saputo superare il suo tempo grazie al cinema.
FRANCESCA BARILE