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Thumbnail: uno sguardo su ALquadro

THUMBNAIL1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.

Sono ALquadro, pianista e cantautore. Sono nato a Taranto ma vivo da più di dieci anni a Roma. Da pochissimo è uscito il mio primo album da solista, Marzianacci, un disco indie pop che spazia musicalmente dal cantautorato italiano, alla dance, al latin con qualche sprazzo di teatro e narrativa.

2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?

Quello che mancava all’indie italiano attuale era una voce differente, che trattasse argomenti meno esplorati, come il ricordo di sé e la presenza. Argomenti che sembrano difficili da trattare nella musica pop, ma già il maestro Franco Battiato aveva portato nella cultura popolare concetti di esoterismo quali il centro di gravità permanente e lo stesso ricordo di sé che si affaccia ad esempio ne I treni di Tozeur.

3.Se fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?

Un artista l’ho già citato ed è Franco Battiato. Partendo dalla Sicilia quindi, basta fare un giro a Canterbury dove si trova uno dei miei idoli di sempre, Robert Wyatt. E riscendendo verso Roma, tappa obbligata a Montepulciano per un bicchiere di vino rosso in compagnia di Francesco Bianconi.

4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.

In assenza di me è il brano che più rappresenta la scelta stilistica del progetto. Una musica orecchiabile, un ritornello che entra subito in testa e un testo che esplora l’assenza di sé, dalle prime luci dell’alba dove neanche abbiamo aperto gli occhi e la radio in testa di pensieri casuali ci avvolge fino al tramonto, dove stremati ci addormentiamo davanti alla televisione. alquadro1

5.Il disco che ti ha cambiato la vita.

Exposure di Robert Fripp, il mitico leader dei King Crismon. È un disco ostico, che mi fu regalato a 15 anni e all’inizio non ci capivo letteralmente nulla. Un mix di tantissimi generi e artisti differenti, da Brian Eno a Peter Gabriel. E testi collegati tra loro dallo stesso fil rouge che oggi collega le canzoni di Marzianacci. All’epoca non avevo la minima idea che quel disco avrebbe cambiato la mia vita sia in termini musicali sia, diciamo così, filosofici.

6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.

Il live più bello risale all’esperienza con la mia precedente band, al Circolo degli Artisti. Fu una serata in cui tutto andò per il meglio, sintonia tra i musicisti, sintonia con il pubblico. Fu anche l’ultimo live con la band e forse inconsciamente lo sapevamo.

Il peggior live fu qualche mese dopo. Dovevamo aprire per una band al lancio del suo nuovo disco. Per problemi tecnici, eravamo rimasti in due per l’apertura e fu un bene, perché accadde l’imprevedibile: la band che ci ospitava non aveva pubblico! Neanche una persona! E noi, non avendo sponsorizzato molto l’evento su esplicita richiesta, ci siamo trovati con 10 persone davanti. Siamo scesi dal palco abbiamo staccato gli strumenti e abbiamo improvvisato un live acustico in stile falò sulla spiaggia.

alquadro27.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.

Non so se sopravvalutato sia il termine corretto quando si parla del Palasport, fatto sta che lì ho assistito al peggior concerto della mia vita. Aspettavo da tempo di riascoltare live i Dream Theater ma quella sera l’acustica fu un disastro e l’unico ricordo che ho è un rumore costante di basso che non mi faceva capire neanche quale canzone stessero suonando.

Locale sottovalutato penso Inofficina a Pietralata, famosissimo per le birre e la cucina ma molto meno per la musica. Ha una location che, soprattutto d’estate, varrebbe la pena sfruttare al massimo, molto industrial. Mi è capitato di sentire qualche concerto lì ed è veramente un posto speciale

8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.

Ho da poco scoperto Roberto Ribuoli, giovanissimo cantautore indie pop che ha pubblicato qualche demo. L’ho conosciuto durante una delle fantastiche serate di Imprevisti e Probabilità, un open mic romano con tanto di resident band (di cui faccio parte) ad alto tasso di divertimento. Sentiremo parlare di lui, secondo me: https://soundcloud.com/roberto-ribuoli.

Molto interessante anche il progetto Mitumme, indie rock italiano, arrangiamenti molto pieni e testi mai banali: https://www.rockit.it/mitumme.

Fuori dal genere indie e restando sempre su Roma, mi piacciono molto i The Mother, musica elettronica e testi in inglese con un grandissimo gusto nelle scelte sonore: https://open.spotify.com/album/3NMTFG7Ssab84gB28gA6x4?si=loT3nsicR6WMH0_4-7Xq4A.

9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.

Come social uso in particolare Facebook (https://www.facebook.com/ALquadro2/) e Instagram (https://www.instagram.com/alquadro2). Anche se la cara vecchia telefonata è sempre la cosa migliore, seconda solo ad una birra artigianale. La bevuta tra amici è il mio social preferito.

10. La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.

D. Qual è il più grande limite che hai riscontrato nel mondo degli artisti emergenti?  

R: La condivisione! Da quando ho intrapreso il mio percorso musicale, dall’esperienza in band a oggi, ho notato che troppi artisti sono autoreferenziati. Vanno dritti come se avessero dei paraocchi e non hanno altri argomenti se non la propria musica. Basta farsi un giro su un po’ di bacheche Facebook e vedere quanto gli artisti parlino tanto/troppo di sé stessi e pochissimo della musica di altri. Mi sono fatto un’idea a questo proposito: è come se inconsciamente avessero paura di dare spazio ad altri e perderne per se stessi. La verità è che c’è spazio per tutti, sempre, e più spazio dai agli altri più ne riceverai.

DORIANA TOZZI

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