Bassi Maestro non ha bisogno di presentazioni: la sua fama precede il suo nome. È stato, infatti, uno dei primi a fare rap in Italia, ispirando le future generazioni di rapper italiani. Dopo quattro anni di silenzio è da poco tornato sulle scene con il nuovo album, Mia maestà, che dimostra come continui ad essere sulla cresta dell’onda grazie al proprio inconfondibile stile, perciò lo abbiamo incontrato per farci raccontare come è nato questo disco.
Ciao Bassi, Mia maestà, il tuo nuovo album, è uscito a quattro anni di distanza dal precedente: un tempo abbastanza lungo per uno stakanovista come te. Come mai questa genesi così lunga?
Ho vissuto un periodo in cui probabilmente avevo bisogno di una ricarica, di nuovi stimoli che mi spingessero a fare musica senza ricadere nei canoni di quello che avevo fatto senza troppo spirito d’innovazione negli ultimi anni. Non a caso mi sono concentrato su altro: le produzioni, il sito, i podcast, Down With Bassi, le serate con dj set di solo vinile…
Tu sei un veterano del rap italiano e hai influenzato le nuove generazioni. La musica di qualcuna della nuove leve ti ha, invece, inspirato in qualche modo nella stesura dei tuoi ultimi brani?
Sicuramente le nuove leve stimolano la scrittura e lo spirito di competizione che è proprio dell’hip hop, così come avviene nel mondo dei beatmaker. Ascolti qualcosa di nuovo e capisci che il livello è alto e allora entra in gioco l’esperienza mischiata con la voglia di fare nuova musica. È chiaro che non c’è competizione, i giovani avranno sempre un feedback maggiore e questo è inevitabile, a me interessa solo continuare a tenere il livello alto e non essere considerato “uno di altri tempi” ma un rapper e un producer a suo modo sempre sul pezzo!
Questo album mantiene infatti il tuo personalissimo stile, quello che ti farebbe riconoscere tra mille, ma porta alcune innovazioni, dal punto di vista dei beat o di alcuni accorgimenti musicali. Quanto ha contato la sperimentazione in Mia maestà?
Mah, non sono un grande sperimentatore però mi piace mettermi in gioco. Non amo provocare ma mi piace uscire un minimo dai binari su cui sono abituato a correre. Lavorare a contatto con musicisti del calibro dei Loop Therapy per alcuni anni, anche live, mi ha aperto un sacco di prospettive. È accaduto lo stesso alle nuove leve di alto livello in Italia, o in America con l’ondata dei nuovi producer o mc di qualità, come J Cole o A$ap Mob etc. Tutto ciò mi ha spinto ad andare oltre, cercando di non deludere me stesso in primis ma anche tutti quelli che mi apprezzano per il suono classico. Ho evitato alcuni passaggi estremi, ma ricordo sempre che io già usavo l’autotune regolarmente nel 2008 quando ho fatto La lettera B assieme a Babaman, non ero avanti, semplicemente ero al passo coi tempi. Non mi vergogno di nulla se è funzionale al mio modo di farmi piacere la musica.
Hanno grande importanza nell’album le collaborazioni. Con quale criterio hai scelto gli artisti con cui duettare? Avete anche co-prodotto i brani insieme?
L’unico brano co-prodotto è Poco cash, assieme a Boston George, abile producer della scuderia Dogozilla, legato a Vegas Jones. In realtà è praticamente un remix all’interno del brano originale, una cosa nuovissima che io non ho mai sentito da nessuno! Gli altri beat ospiti sono di K-Sluggah, producer di Malmo e di Biggie Paul, del team MCF. Nulla è lasciato al caso e tutte le collabo sono studiate e soprattutto di mio totale gradimento.
Già dal brano di apertura, Ridefinizione, si capisce quale sarà il tono dell’album: molto critico, introspettivo (come in Metà rapper e metà uomo) e con argute stoccate all’attualità. Se dovessi, però, scegliere il brano più rappresentativo dell’intero disco quale sceglieresti?
Diciamo che Metà rapper metà uomo è molto rappresentativo di quello che sono adesso e di come vivo la vita in generale rapportandomi al mio mondo di essere umano e di artista rap, quindi molto sincero e sentito. Ma è proprio Ridefininzione, l’intro, che con i suoi tre mood diversi rappresenta bene le mie evoluzioni: si passa dal nuovo underground, il loop senza drums, tutto dritto, al flow veloce su beat lento, sample più 808, al classico boom bap che si rifà al suono storico dei ‘90.
Quali sono i progetti per il tuo immediato futuro?
Il tour è già partito, le date vanno alla grande e potete trovarle in cima alla mia pagina Facebook (bassimaestroofficial) sempre aggiornate, saremo in giro a promuovere il disco fino a fine agosto e poi capirò come muovermi per l’inverno, sicuramente le sorprese legate a Mia maestà non sono ancora finite!
Un saluto a modo tuo ai nostri lettori…
Bella a tutti i lettori di I Think, continuate a pensare con la vostra testa e a spingere quello che piace di più a voi, fottetevene di quello che dicono gli altri! Music is life!
ALBACHIARA RE