Visti, rivisti, da rivedere – Lo Chiamavano Jeeg Robot

locandinalochiamavanojeegrobotIl 2020 è ormai alle porte e tutti quelli che non vedono l’ora di poter andare al cinema a guardare il nuovo film di Gabriele Mainetti, Freaks Out, saranno accontentati. Si è creata un’attesa non indifferente attorno a questa nuova uscita, perché l’opera prima del regista, Lo Chiamavano Jeeg Robot, è riuscita a conquistare spettatori e critici, ma soprattutto ha stupito per la sua freschezza e originalità, raccontando di degrado, depressione, disperazione, solitudine e vita ai margini con uno spirito al tempo stesso intenso e adrenalinico, regalandoci un film di genere come da tempo non se ne vedevano dalle nostre parti e un parterre di personaggi che, nonostante il rischio macchietta insito nella loro stessa struttura, sono riusciti ad emozionarci e diventare in alcuni casi addirittura iconici (basti pensare allo Zingaro di Luca Marinelli).

Il protagonista interpretato da Claudio Santamaria è un supereroe un po’ sui generis, trovatosi con dei poteri suo malgrado, deciso ad usarli per i suoi scopi personali e, soprattutto, criminali, arrivando poi, sempre suo malgrado, a prendere le difese di una giovane donzella in pericolo, la quale lo scambia proprio per il Jeeg Robot d’acciaio che tutti conosciamo e che si attacca morbosamente a lui, dal momento che non ha nessuno a cui potersi affidare.

Nel rapporto che viene a crearsi tra i due, che sicuramente ricalca le tipiche love story da cinecomics, e non solo, risiede anche l’altro punto di forza del film: non si tratta della classica e banale storia d’amore tra la ragazza in pericolo e l’eroe che riesce a salvarla, ma è un reciproco scambio in cui ognuno dei due riuscirà ad uscire dal baratro in cui si trovava prima di incontrare l’altro. Nel mezzo, però, non mancano inseguimenti, lotte, brutali esecuzioni, in parole povere il racconto di una criminalità di provincia, di un’anima borgatara sanguigna e sporca, di una follia dettata dall’aver vissuto sempre ai margini, che stupisce per il modo in cui viene raccontata, sia dal punto di vista registico e tecnico, sia dal punto di vista narrativo e di sceneggiatura.

lochiamavanojeegrobot1Con delle scene cult che potrebbero essere riguardate in loop (la canzone Un’Emozione Da Poco di Anna Oxa, ormai è per sempre associata ad una sequenza particolare in cui Marinelli irrompe sulla scena), Lo Chiamavano Jeeg Robot, pur seguendo intelligentemente il percorso prestabilito dal cinema dedicato ai supereroi (con le varie tappe compiute dal protagonista dal momento in cui scopre di avere un superpotere, fino a quando decide come usarlo, arrivando all’epico scontro finale col villain di turno), cerca di rompere gli schermi (soprattutto del cinema nostrano) e ci riesce alla grande.

Trailer del film :

ALESSANDRA CAVISI

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