Dalida: il suo ultimo abito di scena nel libro di Tony Di Corcia

tonydicorciadalidacopertinaNon è la prima biografia che scrive il giornalista Tony Di Corcia. Dovremmo chiamarlo, pertanto, “biografo”. Leggendo Dalida – Andarsene sognando, il suo ultimo libro (edito da Clichy Edizioni), invece, viene spontaneo definirlo “autobiografo”. Tony Di Corcia non si limita, infatti, a raccontare gli eventi della vita della cantante Dalida ma li interpreta in prima persona, li rivive con il sottofondo delle sue canzoni.

Iolanda Cristina Gigliotti, nata in Egitto da genitori calabresi, in arte Dalida, ebbe un successo strepitoso negli anni ’60 e ’70. Il suo stile canoro, il look semplice senza travestimenti, belletti e pettinature firmate e le sue interpretazioni appassionate diventarono un’icona mondiale. Fu anche molto apprezzata dagli omosessuali, non perché fosse gay ma per il suo spirito libero, anticonformista ed incurante del bigottismo dell’epoca. Il successo fu la realizzazione di un impegno straordinario ma fu anche una continua richiesta d’amore ad un pubblico che l’adorava e che poi, calato il sipario, la abbandonava alla solitudine di una esistenza senza amore. Grazie alla musica riuscì a sopravvivere ai suicidi dei suoi partner sino a 54 anni. Poi si arrese. Divenne un’attrice della canzone, la voce dolente del male di vivere che accomuna tutti, pubblico e interprete. Rileggere i testi di alcune delle sue canzoni procura una forte emozione e ci si chiede come sia stato possibile non evitare una morte annunciata più volte. In Mourir sur scène preannunciava: “Morire senza il minimo dolore, di una morte ben organizzata. Io voglio morire in scena, è lì che sono nata”, così come in Fini, la comèdie: “La scenografia non è cambiata, ma gli attori non hanno più nulla da recitare, bisogna abbassare il sipario, è finita, è finita la commedia”.

La sensibilità di un autore come Tony Di Corcia consente a Dalida di raccontarsi e di riuscire a spiegare con rassegnata lucidità perché la vita le era diventata così insopportabile. L’epilogo è stato un lento spogliarsi davanti al suo pubblico, così come aveva dichiarato a Bonne Soirèe il 9 gennaio 1977: “I gioielli attirano troppo l’attenzione. Non si fa l’amore con i gioielli. E stare in scena è un atto d’amore. Davanti al pubblico, ho bisogno di sentirmi più nuda possibile”. Nel 1987 si tolse il suo ultimo abito di scena.

Qui la scheda del libro sul sito della casa editrice: https://edizioniclichy.it/libro/dalida/

ANTONIETTA D’INTRONO

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