Non-recensione: Scappate – s/t – Il disco in un racconto

Racconto liberamente ispirato al disco omonimo degli Scappate

scappateepCapita che, inseguendo il Bianconiglio, si possa scivolare in un tunnel profondo in cui, dopo alcuni metri di caduta libera, la forza di gravità terrestre si annulla e l’aria sorregge il tuo corpo appoggiandolo delicatamente sul pavimento-soffitto di un mondo al contrario. Un mondo dai profili cangianti, i colori oscuri e ritmi post-rock che si insinuano nelle orecchie e si agganciano alla valvola del subconscio, sprigionandone fuori le pulsioni represse, sciogliendole nelle acide note degli audaci Scappate, che con Alice, la prima traccia del loro primo omonimo lavoro, aprono le porte della percezione verso un mondo allucinato e fatto di meraviglie sonore che imprigionano la mente per liberare l’istinto primordiale.

Siamo solo all’inizio del primo dei sei viaggi sonori qui inanellati dalla band pugliese (il cui nome è più un monito che un moniker) ma già iniziamo a sentire un formicolio alla punta dei piedi. Procediamo senza mappe lungo questi percorsi paralleli che compongono uno stesso viaggio, in cui il punto d’arrivo e quello di partenza si incontrano: ciò che conta è l’evoluzione e non la meta.

Atterrati quindi sul pavimento-soffitto su cui ci ha lasciato Alice, veniamo magicamente trasportati in Magenta, secondo brano nonché primo singolo estratto dal lavoro. Le atmosfere dilatate di questo pezzo oscillano tra il psichedelico e il rito vudù, e la chitarra (suonata da Giovanni Russo) intona mantra ossessivi per assicurarsi l’ipnosi, mezzo di trasporto privilegiato per questa discesa nei luoghi più nascosti del sé.

Meno ipnotico è l’ingresso nel terzo brano, Orticaria, che viene introdotto da un fade-in che rischia di farci svegliare, ma non ne abbiamo ancora voglia – o forse non è ancora giunto il momento – per cui ci giriamo dall’altra parte, risolleviamo un po’ i lembi delle lenzuola e diamo una nuova possibilità al nostro inconscio di manifestarsi con tutte le sue sgangherate stranezze e le sue fantasie più recondite. Funziona: man mano che il brano scorre focalizziamo la sagoma di quello che potrebbe essere il Bianconiglio. Ci avviciniamo. Non è il Bianconiglio ma lo Stregatto, che ci guarda con il suo ghigno burlesco e ci indica la direzione da seguire, che però cambia ad ogni sguardo così come cambia umore l’incedere ritmico della batteria di Ruggiero Dargenio, qui più esplosiva e mitragliante che mai.

Stiamo man mano raggiungendo l’epicentro: gli arpeggi, i cambi di ritmo e le dissonanze di Batteri ci fanno toccare l’apice del travolgimento emotivo e siamo completamente coinvolti in questa danza rituale che qui rivela tutte le sue verità assolute, talmente incredibili da infonderci già la consapevolezza che ne dimenticheremo almeno metà al nostro risveglio.

Risveglio che sentiamo ormai vicino. E infatti il brano successivo, Timorati, sembra dare una scossa definitiva alla nostra scalpitante intelligenza razionale, che apre gli occhi (o qualunque cosa utilizzi per vedere) e si ritrova ancora imprigionata in questo affascinante e tormentato panorama di assurdità: diventa inquieta, si guarda intorno, vede le sagome liquefarsi, i colori cambiare, prova un senso d’asfissia e si ricorda il monito: “Scappate”! Così comincia a scappare a cavallo della sempre fedele chitarra ruggente e si lascia spingere dalla corposità del basso di Francesco Bizzoca che sorregge con muscolare potenza le gambe che fuggono e corrono e saltano e diventano sempre più veloci calpestando l’oscurità pur di giungere altrove.

215: ultima traccia. Il cerchio si chiude. Siamo di nuovo nel tunnel in cui eravamo scivolati inseguendo il Bianconiglio di Alice, ma questa volta stiamo risalendo attirati dalla luce: forse luce del sole o forse luce della lampada del medico della sala operatoria in cui ci ritroviamo al nostro risveglio dopo questa forsennata corsa alla ricerca di una via d’uscita dalle maschere e le costrizioni della vita. E forse 215 è il numero della stanza dove avranno internato il nostro subconscio ribelle…

Ma si può ancora fuggire.

“Scappate”: scappate dall’autocontrollo, dalla razionalità, dalle imposizioni imposte da impostori che non vi rappresentano; lasciatevi trasportare senza freni né paracadute lungo questo tunnel musicale che saprà tirar fuori il meglio di voi (ma fatelo con calma, altrimenti finirete come l’omino in copertina!).

La pagina facebook della band: https://www.facebook.com/scappatepostrock

Il video di Batteri live: https://www.youtube.com/watch?v=h_tY34Gj3AY

Di cui esiste anche una versione al contrario(!): https://www.facebook.com/scappatepostrock/videos/658689114462630/

Da qui invece potete ascoltare e scaricare il disco gratuitamente: https://scappate.bandcamp.com/releases

DORIANA TOZZI

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