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Passione TV (il cinema nel piccolo schermo) – 52 – Il Commissario Montalbano

ilcommissariomontalbanolocandinaIl Commissario Montalbano: carattere introverso e talento innato al servizio della giustizia 

Giunge al termine – con l’augurio di un “arrivederci” – il consueto appuntamento che dal 1999 anticipa la primavera televisiva con la messa in onda (prima su Rai 2, poi dal 2002 sulla rete ammiraglia) delle appassionanti indagini de Il Commissario Montalbano.

L’episodio andato in onda l’8 marzo, Il Metodo Catalanotti, sembra, infatti, congedare definitivamente il personaggio nato dalla penna del maestro Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti. Dopo la scomparsa nel 2019 rispettivamente prima dell’autore, poi del regista della serie, Alberto Sironi e Luciano Ricceri, scenografo, sono venute a mancare le figure chiave che hanno permesso a questa amatissima fiction targata Palomar, in collaborazione con Rai Fiction e la televisione svedese SVT, di consacrarsi il prodotto più rappresentativo della televisione italiana nel mondo.

Eppure, il cerchio non sarebbe ancora chiuso e la speranza di raccontare l’ultima avventura del commissario più famoso della Sicilia dal titolo Riccardino – di cui per il momento si può solo leggere tra le pagine del romanzo omonimo edito da Sellerio Editore – sarebbe ancora accesa. Tuttavia, come più volte affermato da Luca Zingaretti, che ha diretto gli ultimi tre episodi della serie andati in onda in questi anni, non ci sarebbero momentaneamente le condizioni, soprattutto morali, per far sì che il Commissario Montalbano viva ancora una volta sul piccolo schermo.

Un po’ come quei prodotti DOP pilastri della nostra penisola, Salvo Montalbano sembra aver ereditato la virtù che celebra la qualità nel processo d’invecchiamento, come è stato evidente in questi vent’anni, da quando per la prima volta lo abbiamo visto affacciarsi dalla terrazza della sua villetta a Vigata, comune immaginario in provincia di Montelusa (Agrigento nella realtà), fino ad oggi.

ilcommissariomontalbano1Di lui, nella puntata Il Ladro Di Merendine, veniamo a sapere che è orfano di madre, di cui conserva il ricordo dei capelli biondi, mentre il padre, produttore di vino, ha aspettato che il figlio si laureasse in giurisprudenza per rifarsi una vita accanto a un’altra donna. Ha un carattere introverso, perdonato dall’innato talento con cui risolve molti dei casi cui è sottoposto e, sebbene il suo mestiere glielo permetta, non ama ricorrere alle armi negli scontri a fuoco. Così come sopporta faticosamente quell’enfasi mediatica da cui sono colti i giornalisti che spesso pubblicano inesattezze sulle indagini da lui stesso condotte, fattore che non gli impedisce di riconoscere nell’amico di vecchia data e corrispondente di Retelibera, Nicolò Zito (interpretato da Roberto Nobile), una figura di riferimento.

Sulla stima reciproca, sono basati anche i rapporti con altri personaggi fondamentali della serie, dal vice commissario fimminaro Mimì Augello (Cesare Bocci), all’agente Fazio (Peppino Mazzotta), passando per il dottor Pasquano (Marcello Perracchio) e finendo con il mitico centralinista che non azzecca mai il nome degli interlocutori, Agatino Catarella (Angelo Russo).

ilcommissariomontalbano2Vittima dello stile di vita che conduce, Montalbano ricorre spesso all’aiuto della governante Adelina Cirrinciò (Mirella Petralia), sia in cucina che nelle faccende domestiche (celebri i suoi arancini, da cui prende anche il titolo uno degli episodi della serie), e da buongustaio quale è, quando decide di conservare in frigo qualche prelibatezza preparata dalla donna, ama pranzare al ristorante San Calogero o Enzo a Mare.

Ma da quando esiste nel nostro immaginario, c’è un particolare che non è mai sfuggito ai lettori/spettatori di Montalbano: se in casa è arrivata Livia da Boccadasse, Adelina non si farà viva fino a che la fidanzata del Commissario non sarà ripartita. Livia Burlando (fino al 2012 impersonata dall’attrice austriaca Katharina Böhm e poi da Lina Perned e Sonia Bergamasco), è infatti l’amore storico di Salvo che vive e lavora in un quartiere di Genova, per cui l’anziana Adelina nutre una sottile antipatia. Ricambiata.

"Montalbano" 14ª serieUn’altra caratteristica che arricchisce di umanità il personaggio interpretato da Zingaretti è il timore della vecchiaia (come si sarà evinto dalle circostanze nell’ultimo episodio che lo hanno, sorprendentemente, portato a preferire una compagna più giovane) e del non sapersi più adeguare alla contemporaneità raggiunta nel territorio criminale di Montelusa, anche a causa della globalizzazione. La stessa paura attanaglia il suo acerrimo nemico, Don Balduccio Sinagra (Francesco Sineri), boss della mafia che, come il Commissario, subisce l’introduzione della nuova criminalità internazionale.

A tal proposito, diviene centrale la ricerca di punti fermi nel più ampio e variegato orizzonte investigativo, tanto che le vicende di Montalbano sono caratterizzate da una costante replica di situazioni divenute ormai appuntamenti fissi, quali ad esempio le telefonate con Livia che si concludono quasi sempre con un battibecco, la conclusione di un caso seguito da una nuotata del Commissario nel mare che bagna la spiaggia di fronte alla sua abitazione, l’apertura del frigorifero ricolmo di prelibatezze preparate da Adelina e il malumore di Pasquano con il quale Montalbano si trova spesso, bonariamente, in disaccordo.

Miglior Episodio 1×01La Forma Dell’Acqua

ilcommissariomontalbanolaformadellacquaAvendo ottenuto da sempre gli ascolti più alti della prima serata ad ogni messa in onda, anche quando si trattava solo di repliche, le scappatelle del Commissario, i turbamenti, i cambi e perfino le sbandate come quelle prese negli episodi L’Età Del Dubbio e Il Metodo Catalanotti, dopo 15 stagioni e 37 episodi, sono state varie e alla portata di tutti, volenti o nolenti, ma quello che negli anni è sicuramente rimasto l’episodio più coerente con la personalità introversa e il modo affascinante di ragionare del Commissario è stato La Forma Dell’Acqua.

Sin dalle prime scene veniamo a contatto con il dialetto siciliano, usato di rado in commissariato nelle prime stagioni, praticamente assente nei dialoghi tra Livia e Salvo e poi ripreso più avanti dai comprimari che si sono alternati.

La storia si apre nello scenario squallido della mannàra, una discarica a cielo aperto che durante la notte diventa un luogo frequentato da prostitute e clienti. Lì, due operatori ecologici, scoprono, all’interno di un’auto, il cadavere in abiti discinti dell’ingegner Luparello, noto esponente politico della zona. Indizi evidenti lascerebbero pensare che il decesso sia frutto di un rapporto sessuale finito in tragedia, ipotesi plausibile data la messa in scena dell’assassino, il quale attraverso la metafora della forma dell’acqua, una forma particolare e precisa, proprio come l’elemento che si contiene in una qualsiasi recipiente, fa ricadere la colpa su Ingrid Sjöstrom, donna svedese piuttosto disinibita, sposata con un rivale politico di Luparello che alla fine diventerà intima amica sia di Salvo che di Livia.

“Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!”, dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”. È con questo scambio di battute che Montalbano inizia a venire lentamente a capo di questa faccenda, in cui, come sempre, niente è come sembra.

ILARIA SALVATORI

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