I Pilastri Della Terra – Pellico e la cronaca di vita vissuta che ha scosso gli animi

SilvioPellicoIl Pilastro della Terra di questo mese è squisitamente italiano: è un omaggio a quei letterati che si sono sempre trovati in bilico tra la storia e la letteratura, tra l’impegno civile e la vocazione espressiva, tra la vita e l’arte. Si Tratta di un libro di memorie, forse il più celebre mai scritto da un autore italiano, ovvero Le Mie Prigioni di Silvio Pellico.

Incentrato sulla descrizione minuziosa del regime di carcere duro dello Spielberg austriaco, che sarà criticato anche da Metternich, il libro incontrò non pochi problemi riguardanti la censura e solo l’editore Bocca di Torino fu disposto a pubblicarlo nel 1832, un anno dopo la sua stesura da parte dell’autore.

Grande attivista risorgimentale, uomo di spicco della carboneria, prima che illustre pensatore, Pellico fu molto amico del forlivese Piero Maroncelli, il quale contribuì alla diffusione massiccia della Carboneria nell’Italia settentrionale. Tale associazione merita un breve richiamo storico: essa nacque come società segreta fondata da Murat, che si proponeva di fare proselitismo su libertà politiche di vario genere e di promuovere una generale attività di costituzionalizzazione delle varie nazioni europee; essa si diffuse anche in Francia e in Spagna, ma in Italia assunse un’importanza notevole, dovuta al fatto che la borghesia del tempo (ceto sociale senza dubbio più influente), non aveva simpatie per il dominio austriaco e cominciava a sentirsi abbastanza matura da poter godere di istituzioni autonome di stampo liberale che si distaccassero dalle direttive politiche degli austriaci. La Carboneria in Italia divenne un riscatto, una sfida, un’opportunità per, appunto, far risorgere lo Stato, che in quel periodo si trovava schiacciato dalla dominazione estera.

Pellico, di mestiere precettore presso le case di ricchi borghesi, si impegnò a lungo in questa direzione e per tale motivo fu prima dichiarato a morte e poi condannato, con una pena commutata, a scontare quindici anni di carcere duro. Questa esperienza è narrata ne Le Mie Prigioni. Punto cruciale e discusso di questo libro è il rapporto che l’autore ha con la religiosità: Pellico crede nel cristianesimo e questo gli fa perdere parecchi punti presso il ramo razionalistico della critica. Persino la genesi di questo libro ha a che fare con la religione: Pellico non l’avrebbe scritto se solo non fosse stato un sacerdote ad invogliarlo, poiché le memorie di questa esperienza così brusca non potevano andare perdute e perché questo libro poteva rappresentare la possibilità di dimostrare che la grazia del Signore ripaga sempre chi la invoca.

Nonostante l’attitudine non puramente politically correct, il volume ebbe subito grande successo e venne tradotto e pubblicato in altre lingue e questo portò ad una conseguenza politica non indifferente: l’Austria ne uscì con un’immagine fatta a brandelli e l’Italia, infatti, supportata dalle élite degli altri Paesi europei, trovò il coraggio di riprendere in mano se stessa e la sua sovranità.

Quando il libro diviene presa di coscienza.

VITO PUGLIESE

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