Tutti su per terra, la spontanea irriverenza degli Eugenio in Via Di Gioia

eugenioinviadigioiatuttisuperterracoverLa realtà è aumentata a tal punto da rendere esigua la fantasia”. Mai manifesto più azzeccato per aprire un album, il secondo della band torinese Eugenio in Via Di Gioia, in cui le parole esplorano un mondo capovolto, un’umanità a testa in giù che vive illuminata da una realtà a risparmio energetico, parafrasando Giovani illuminati, traccia apripista di Tutti su per terra. Si presentano così Eugenio Casaro, Emanuele Via, Paolo Di Gioia e Lorenzo Federici, istrionici e travolgenti, sarcastici e pungenti, ma (fortunatamente per loro) sorprendentemente spontanei. Basta tracciare una linea di congiunzione anagrafica per risalire al nome prescelto dalla band, Eugenio in Via Di gioia, nata dalla mescolanza dei nomi di tre dei loro membri (a Lorenzo Federici, invece, è stato intitolata la precedente fatica discografica) che in questo modo hanno voluto plasmare un immaginario cantautore, a tratti visionario, capace di sostituire l’ironia melanconica all’amore non corrisposto e tormentato, finito in malo modo su qualche spiaggia di Riccione.

A colpire è la loro spontaneità. Imbattersi in un progetto artistico fluido, non costruito a tavolino, spiazza, restituisce la speranza che qualcosa di buono esiste ancora nell’era del “prima il personaggio”. Il personaggio c’è, questo è evidente, ma è un alter ego con quattro anime che ha sgomitato per venir fuori ad ogni melodia, in cui le basi fanno da traino ad un’interpretazione saldamente ancorata ad una metrica cadente ed incisiva. Sono questi gli ingredienti che stanno regalando alla band un periodo di grande luce, attirando l’attenzione delle radio e di un pubblico in costante crescita che, tra le ultime avventure, ha seguito gli Eugenio in Via Di Gioia ai piedi del Duomo di Milano. È lì che la band ha organizzato un mini live per presentare la data milanese del loro tour: “Bella Milano per il clima, buoni voi per il calore e il cibo, bravi i poliziotti in borghese per avere aspettato la fine di tutto, prima di allontanarci con delicatezza”, ha poi commentato il gruppo sulla sua pagina Facebook.

Ad aprire questo spiraglio di visibilità, per la verità conquistato di singolo in singolo, ci ha pensato il successo di Chiodo Fisso, l’anti Battiato per eccellenza che ha animato le mani al cielo del pubblico del Duomo milanese: “Non mi prenderò cura di te, sono un chiodo entrato per sbaglio nella ruota di una bicicletta […] e per sbaglio ho trovato il mio posto. Non sarò mai oggetto del tuo desiderio, obiettivo del tuo percorso”. A parlare è la natura che quasi chiede all’umanità di arrangiarsi. È da qui che si parte, dall’umanità, dal suo punto di non ritorno che si fa punto di partenza di un progetto musicale destinato a crescere nei prossimi anni. “Scivola via, il mondo è diventato impermeabile”, recita Scivola nel raccontare la superficialità raggiunta dall’uomo che assorbe le notizie con la stessa facilità con cui gira le pagine di un quotidiano. Sullo sfondo del brano, uno swing appena accennato, più a fuoco in Sette camicie, brano che denuncia l’assurdità dei buoni costumi che incasellano la società in compartimenti stagni: “A lavoro mica ci si mette la maglietta gialla, anche se è la propria preferita, ci si mette sempre la camicia”.

È una camicia di forza, idealmente, a dividere la massa anestetizzata da Eugenio in Via Di gioia. Il cantautore inesistente, ma onnisciente, che in La punta dell’iceberg traccia i confini di un’apocalisse futurista con un’interpretazione a denti stretti che urla con il petto compresso dalle cinghie di un camice bianco: “Nel 2050 saremo alieni, cervelli senza mani, non siamo mai riusciti a trovare noi stessi, figuriamoci ad essere umani. Evoluti a tal punto da non essere voluti dagli altri, saremo proiettati a tal punto da non avere bisogno di arti, cultura, né libri di storia […] Il futuro sarà una chiara ricerca di mercato”. Quasi annebbiati i sensi, impietriti i muscoli facciali nel vedere passività, nell’ascoltare un assordante silenzio anche se si grida “Ehi! Guardate che abbiamo fatto goal!”. Nessuna risposta, nessuna esultazione. È l’apatia che Eugenio in Via Di Gioia narra in Silenzio, brano dal gusto un po’ retro, quasi inglese, che lascia pensare ad un uomo in bastone e bombetta che passeggiando per Londra fischietta “Pa-ra pa-ra Para-rira-riru”. E invece siamo in una Palermo assopita in cui “non si chiacchiera, il cane non abbaia, il sacerdote non parla. Silenzio in tutto il condominio, quelli sopra non schiamazzano, quelli di sotto riposano e non bussano con la scopa. Abbiamo risolto il problema dell’inquinamento acustico”. È la volta di Obiezione, miglior pezzo dell’album per testo e riferimenti con cui si cerca la differenza tra morale e coscienza: “Se è l’opinione degli altri che conta, non serve la coerenza […] e allora tienitela tu la differenza tra coscienza e morale, io sono il giudice e l’imputato al mio stesso tribunale”. Insomma siamo ancora capaci di valere qualcosa per noi stessi? “Sono orfano delle critiche di Kant e di onestà intellettuale, burattino io son mosso dai fili e non dalla conoscenza, non dalla morale”.

Si sospende l’appeal ironico e strafottente nel feat. con Willie Peyote, Selezione naturale. Un brano che conduce la band torinese ad affrontare il delicato tema del bullismo: “Se tutti avessimo una pietra nessuno avrebbe il coraggio di scagliarla prima”. Il cameo rap traina all’apice l’inciso del pezzo che riprende con il cupo mantra: “Più bulli, più bulli e meno ciccioni, abbiam bisogno di molti più bulli che sappiano difendersi da soli […] Abbiamo sconfitto il male praticandolo nella stessa misura”.

A chiudere l’album, che sorprende non per innovazione ma per equilibrio stilistico, originalità e onestà intellettuale, è la sagace La prima pace mondiale che, con una scrittura che si fa difforme e divertente, concede una satirica interpretazione della guerra. Altro non era che un modo per festeggiare la prima pace mondiale: “Tutta quella polvere da sparo in qualche modo andava usata e associare le esplosioni a un nuovo inizio è stata una gran trovata e allora fuochi d’artificio e petardi lanciati in aria per festeggiare”.

Sito web: http://www.eugenioinviadigioia.it/

Video di Chiodo fisso: https://www.youtube.com/watch?v=N_KNPAXm2Tw

COSIMO GIUSEPPE PASTORE

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