Breaking News

Giorgio Poi raccoglie le sue “Schegge” e ne fa un piccolo capolavoro

giorgiopoischeggecoverCon quelle atmosfere da mattine soleggiate e malinconia agrodolce sparsa nell’aria tiepida in cui Giorgio Poi ci aveva proiettati sin dai suoi primi lavori, si muovono i brani di Schegge, quarto album dell’artista romano, uscito per Bomba Dischi.

Gli anni 60 disegnano i contorni bianchi e neri degli arrangiamenti (l’intro di Uomini contro insetti avrebbe potuto tranquillamente far parte di un disco di Luigi Tenco o Gino Paoli) mentre tenui colori pastello tingono l’aria delicata e un po’ bohemien di quest’album, in cui Giorgio suona per la prima volta tutti gli strumenti. L’eleganza più matura e marcata di testi e musiche ha un retrogusto spiccatamente francese, probabilmente sottolineato anche dalla “amichevole supervisione” di Laurent Brancowitz dei Phoenix, con cui Giorgio Poi ha spesso condiviso il palco.

Ascolto dopo ascolto, Schegge conferma la firma ormai riconoscibilissima di Poi, che sin dal 2017, anno del suo esordio con Fa niente, si è imposto nel panorama musicale italiano senza alcuna prepotenza, con calma, un passo alla volta, fino a ritagliarsi con determinazione il proprio microcosmo fatto di sguardi al passato, ispirazioni contemporanee e tagliente ironia. L’impressione, anche con questo disco, è ancora una volta quella di tornare ai tempi delle rivoluzioni politiche e sociali, i tempi delle grandi passioni e di un mondo che voleva davvero cambiare; erano anche i tempi della nouvelle vague francese e del neorealismo italiano, che, proiettandosi nelle canzoni di Giorgio Poi, contribuiscono l’una a donar loro un’aura onirica e l’altro a piantarne ben bene le radici nella quotidianità più amara. Tuttavia questo non è un album che resta ancorato nostalgicamente al passato, anzi gli spunti e le suggestioni nascono un po’ ovunque, dal jazz dei primi decenni del ‘900 fino all’indie pop dei giorni nostri, in un mix ben amalgamato che dà vita a un quadro magico e senza tempo.

Con una vivace poetica, i testi riflettono sulle macerie che restano dopo la fine di un amore, ma anche sulla capacità del genere umano di distruggere il proprio pianeta voltando lo sguardo dall’altra parte, senza imparare mai veramente le piccole grandi lezioni che la vita vorrebbe insegnarci. L’inevitabile rassegnazione al peggio, a cui siamo spesso condannati quando osserviamo con sguardo lucido la realtà che ci circonda, trova però la sua redenzione nella speranza, e quelle “schegge” sparse ovunque dopo le esplosioni distruttive riescono alla fine a ricomporsi in qualcosa di diverso, ricostruendo nuovi scenari tutti da scoprire.

Un disco prezioso, introspettivo e limpido che sorprende come l’alba dopo la più buia delle notti.

Ascoltatelo qui:

 

DORIANA TOZZI

Check Also

fabriziopoggiarmonica

“Believe”: le conversazioni tra Serena Simula e Fabrizio Poggi per credere in se stessi

Gli appassionati di blues a livello internazionale conoscono bene il nome di Fabrizio Poggi. Cantautore, …