Ci sono generi musicali (e sottogeneri) che lasciano il segno tanto per la loro influenza sul piano di ascolto quanto per i loro punti di vista sul mondo, sulla società, sulla politica e sulla vita. Flavio Adducci, autore e musicista romano, ad esempio ha recentemente approfondito le origini di due di questi generi, ossia il grindcore e il power violence, nel suo nuovo libro Più veloce! Le origini del grindcore e del power violence (Arcana Edizioni), che abbiamo ritenuto tanto interessante non solo perché molto curato nella ricerca storica ma anche perché in grado di affascinare chi magari non ha mai privilegiato questi generi. Per questo abbiamo voluto fare una chiacchierata direttamente con lui per conoscerlo meglio e farci raccontare qualcosa in più sul suo recente libro.
Ciao Flavio, grazie per averci concesso questa intervista per parlare del tuo libro Più veloce!, un appassionato e appassionante saggio che ripercorre le origini di grindcore e power violence, due generi musicali che potremmo definire piuttosto “di nicchia”. Come mai hai deciso di dedicarti proprio a questi generi?
Ciao! Prima di tutto, grazie mille per quest’intervista! Allora, l’idea è nata praticamente poco dopo aver pubblicato nell’ottobre 2020 il mio primo libro cartaceo, Benvenuti all’Inferno!, un saggio sul proto-black metal internazionale nonché versione riveduta e corretta di Nel segno del marchio nero, il mio ebook uscito l’anno prima. Ed è nata perché, in primis, sono due generi che adoro da un sacco di tempo per la loro radicalità non solo musicale, che sintetizza appieno anche la mia passione verso la musica più estrema e veloce possibile, quindi “di nicchia” per forza di cose. Poi perché è praticamente radicata in me la voglia di scavare a fondo nelle origini dei generi musicali che amo, cosa che per chi mi segue è nota già dalle mie precedenti opere sopraccitate e che credo ormai sia diventata un mio marchio di fabbrica. Infine, anni fa uscì un libro sul grindcore, il famoso Choosing Death di Albert Mudrian, qui in Italia edito per la Tsunami Edizioni, che mi ha estremamente deluso per vari motivi: tipo per il fatto che a un certo punto diventa una specie di biografia dei gruppi più famosi come i Napalm Death e i Morbid Angel; e tipo per il fatto che associa fin troppo il grindcore al death metal, cioè l’altro tema portante del libro, nonostante i due generi abbiano delle influenze molto diverse, con il grindcore che viene erroneamente considerato un genere metal mentre è in realtà molto radicato nell’hardcore punk. Ed ecco un altro motivo per cui io abbia voluto approfondire il grindcore, fra l’altro non solo andando oltre i soliti nomi ma anche associandolo a un genere con cui ha molto più a che spartire come il power violence, interamente imparentato con l’hardcore punk, anche perché i metallari fissati con l’ultravelocità hanno cominciato a spuntare come funghi relativamente tardi, cioè intorno al 1985.
Per chi non sa o ha solo una vaga idea di ciò di cui stiamo parlando, cosa contraddistingue maggiormente grindcore e power violence da altri sottogeneri dell’hardcore punk?
Direi che il grindcore si distingue per essere un crossover fra l’hardcore e il metal più brutali e può essere suddiviso in due correnti: quella punk, quindi con tematiche politicizzate, rappresentata dai Napalm Death, che emersero dalla scena anarcopunk britannica; e quella metal, quindi con tematiche splatterose e zombesche derivate dal death metal, rappresentata dagli statunitensi Repulsion, dei metallari con un piede però ben piantato nell’hardcore punk. Invece il power violence è la massima estremizzazione dell’hardcore e si caratterizza per dei riff spesso dissonanti e noisy e per delle strutture imprevedibili e camaleontiche che passano da parti suonate alla velocità della luce ad altre più lente e melmose vicine allo sludge metal (cioè in sostanza l’unica vera ingerenza metal nel genere). E i suoi pionieri assoluti sono gli schizofrenici No Comment e quei cavernicoli degli Infest, da più parti considerati come i veri fondatori del power violence. Ma una caratteristica fondante di entrambi i generi è l’utilizzo capillare dei blast beat, cioè il ritmo più veloce mai concepito da mani umane.
Per quanto riguarda, invece, le analogie tra i due generi, già a partire dal titolo, Più veloce! sottolinea quella principale, di cui parlavi prima, ossia l’estrema velocità, che, insieme a nuove concezioni legate al senso del “rumore”, ne delinea l’architettura musicale. Anche i testi, inoltre, in entrambi i casi sono piuttosto impregnati di una forma di denuncia sociale ereditata dai movimenti punk anni 70, sei d’accordo?
In realtà il grindcore e il power violence non derivano dal punk77, che era basato più sul fattore shock e sulla provocazione, ma dal suo figlio diretto, come dicevo prima, l’hardcore punk degli anni 80, così chiamato poiché appunto “più veloce”, violento, incazzato ma anche più politicizzato e impegnato del punk rock. Con l’hardcore i punk divennero molto militanti sul piano politico, come esemplificato perfettamente da gruppi come i texani Millions of Dead Cops, per tutti MDC, cioè dei comunisti marxisti sempre in giro per l’America reaganiana (e non solo) a occupare posti quali le Vats, una distilleria abbandonata di San Francisco; o come i britannici Crass, fondatori dell’anarcopunk inglese che vivevano in una comune nella foresta di Epping, ai margini di Londra, e che a livello politico/ideologico, con le loro forti idee femministe, antimilitariste, anticapitaliste, ecologiste, animaliste e quant’altro, influenzarono tantissimo le prime formazioni grind della vecchia Inghilterra come i Napalm Death e gli Atavistic. Insomma, politica e hardcore punk sono due cose sostanzialmente inscindibili, e la cosa è poi continuata (e continua ancora oggi) sia col grindcore che col power violence.
Nelle prime pagine del libro racconti un po’ la tua storia di adolescente appassionato di metal che in edicola non perdeva mai un numero di Grind Zone. Come è cambiato e in cosa non è cambiato quel giovane Flavio negli anni?
Che bella che era Grind Zone! Era l’unica rivista italiana in vendita nelle edicole a essere specializzata nel metal estremo. Nei miei primi anni metallari seguivo anche moltissimo Rock Hard, nonostante il suo piglio più mainstream, e infatti per questo bocciava spesso senza ritegno con voti anche esageratamente bassi gruppi che poi avrei amato come i canadesi Revenge. Adesso invece seguo e colleziono più che altro le fanzine, cioè le riviste aperiodiche autoprodotte dagli stessi fan, fra cui annovero ovviamente anche la mia Timpani allo Spiedo, che ho prodotto in formato cartaceo in due numeri fra il novembre 2023 e il maggio 2024 (in realtà ne è uscito anche un terzo nel novembre 2024 ma solo in formato online). Quindi una cosa che in me non è mai cambiata è la mia costante voglia di scoprire musica nuova. Idem pure per la mia tendenza, nata praticamente con quel primo numero di Grind Zone da me comprato nell’ormai lontano 2004, ad amare in particolar modo gli stili più estremi e violenti di ogni genere musicale che voglio approfondire, ed è per questo che, per esempio, adoro altra roba di nicchia come il free jazz, da sempre legato a istanze di carattere socio-politico. Sono stato infatti sempre attirato dalla musica “contro”, proprio perché è radicato in me, agli inizi a livello istintivo ma poi a livello conscio, l’odio nei confronti del cosiddetto “Sistema”, ora diventato palesemente sempre più repressivo, non solo in Italia. Ma ormai esprimo il mio essere “contro” in modo diverso perché io sono nato sì metallaro ma poi mi sono sempre più orientato verso l’hardcore punk, influenzando così pure certe mie scelte di vite, come il fatto di essere vegetariano da ormai sei anni, cioè dal 7 settembre 2019, anche se l’intenzione di diventarlo covava in me già da molto tempo prima. E non è un caso che praticamente io non frequenti più la scena metal, che a Roma non è poi così viva, preferendo invece di gran lunga quella punk, molto più vitale anche grazie a un ricambio generazionale parecchio forte negli ultimi 2-3 anni.
Addentrandoci ancor meglio tra le pagine del tuo libro abbiamo la possibilità di spaziare temporalmente nel periodo storico che va dal 1982 al 1986, mentre a livello geografico ti sposti per tutto il globo, dall’America all’Europa, sino all’Australia e al Brasile, con una visione ampia dei gruppi che hanno avuto un ruolo fondamentale in questi generi, come i già citati Napalm Death ma anche Bad Religion, Wasted Youth, Warzone e Dead Kennedys… Come hai scelto di quali gruppi parlare?
Allora, prima di tutto devo far notare che dei gruppi da te citati, solo i Napalm Death “hanno avuto un ruolo fondamentale in questi generi”. Le restanti band sono state fondamentali più che altro per l’hardcore classico ma sono state comunque alcune delle prime che ho amato appena ho scoperto il punk hardcore, intorno al 2008. La scelta di quali gruppi parlare, comunque, è stata piuttosto semplice visto che, come scritto in uno dei primissimi capitoli del libro, due criteri principali hanno mosso la mia ricerca: l’ipervelocità e il rumore. La prima è ben rappresentata dall’uso più o meno capillare del blast beat, ergo ho accolto tutti i gruppi conosciuti e sconosciuti che l’hanno utilizzata, pure solo avvicinandosi, anche in un solo pezzo. E il rumore invece è ben rappresentato dalla voglia matta di certe band di fare totalmente a brandelli il concetto stesso di musica, suonando quindi nel modo più “sbagliato” possibile alla massima velocità possibile. Ma sono stati considerati anche altri criteri, secondari ma comunque importanti, come l’utilizzo di voci particolarmente aggressive lontane dai tradizionali stilemi sia del punk che del metal, o come l’estrema brevità dei pezzi, alcune volte così corti da annullare addirittura il concetto di canzone, e in questo caso è celebre la You Suffer dei Napalm Death, lunga un solo secondo e per questo inserita nel Guinness dei Primati. Anche se, a dirla tutti, di simili pezzi già l’hardcore era abbastanza pieno prima che loro pubblicassero nel 1987 il proprio disco di debutto, Scum (si ricordi per esempio Fuck in ‘A’ dei bostoniani Gang Green, uscita nel 1985 nella loro cassetta chiamata King of Bands).
Parliamo della nostra penisola: com’è il contesto musicale italiano rispetto al grindcore e al power violence?
Direi che è messo piuttosto bene. Abbiamo infatti una notevole tradizione grindviolence, le cui radici affondano in buonissima parte nell’hardcore punk nostrano, che negli anni 80 ha fatto scuola venendo addirittura apprezzato negli Stati Uniti, con un gruppo come gli emiliani Raw Power, che fecero il primissimo tour americano già in tempi non sospetti, cioè nel 1984, facendo veramente il fuoco. Altre band fondamentali da ricordare dell’Italian Hardcore, come gli americani chiamavano la nostra scena, sono assolutamente i milanesi Wretched, i pisani Cheetah Chrome Motherfuckers e i torinesi Negazione, ma ce ne sarebbero molte altre da citare. Comunque sia, queste quattro che ho menzionato sono state alcune fra le più brutali e violente del nostro movimento dell’epoca, e per questo le trovate nel libro. Da non dimenticare però anche i leggendari Agonia da Verona, una band/non-band dalla storia rocambolesca che è stata fra le primissime al mondo a proporre una sorta di noisegrind ante litteram a dir poco catastrofico e velocissimo con mitragliate di blast beat. Nel versante metal invece ecco i catanesi Schizo, che nel 1986 non avevano nulla da invidiare ai Napalm Death e ai Repulsion in fatto di ultraviolenza sonora. Poi negli anni 90 il grindcore ha cominciato finalmente a diffondersi in Italia grazie per esempio a gruppi come gli astigiani Cripple Bastards, veri pionieri mondiali del genere, o ai romani Comrades mentre il power violence da noi ha preso piede un po’ più tardi. E oggigiorno la scena grindviolence è più viva che mai, anche grazie a un grande ricambio generazionale di cui già si è detto, e quindi non sono pochi i giovanissimi che si stanno approcciando al genere. Fra di essi cito almeno i cervellotici ma violentissimi Floema dalla Capitale, i volgarissimi Piscio e Merda (anche conosciuti come PEM) da Pordenone o i bergamaschi Apoptosi, che il 18 aprile sono scesi a Roma per un concerto. Grazie a loro ma anche a veterani come i viterbesi Neid, i romani Plague Bomb, i modenesi Grumo e altri, la scena sta passando veramente un bel periodo.
Se dovessi dare un consiglio a chi magari non ha mai ascoltato spesso questo tipo di musica ma incuriosito dalla nostra intervista vuole iniziare ad approcciarsi, da quali album consiglieresti di partire?
I dischi da menzionare sarebbero tantissimi ma mi limito a elencare i seguenti, quelli che reputo i più essenziali, altrimenti si rischia di non finire mai:
The Quick and the Dead (1982) degli Youth Korps dal Connecticut perché questi facevano un visionario power violence molto prima del power violence;
How Could Hardcore Be Any Worse? (1984), cioè il devastante split tutto svedese fra gli Asocial e i Bedrövlerz che fino a qualche anno fa si credeva fosse stato pubblicato nel 1982 e invece uscì due anni dopo rimanendo comunque impressionante ma già il titolo la dice lunga;
Campaign for Musical Destruction/No Secrets (1984), perché gli olandesi Lärm rappresentano la quintessenza del proto-grindviolence su tutti i punti di vista, da quello musicale a quello politico e a quello attitudinale, ergo ogni loro disco è imprescindibile ma questo non è soltanto il loro esordio ma è uno split diviso con gli Stanx, altra band rappresentativa della violentissima scena olandese di quel tempo;
Drop Dead (1984) dei Siege dal Western Massachusetts perché sapevano andare tranquillamente da missilate supersoniche e schizofreniche di trenta secondi a un disturbante tour de force di sette minuti completo di sassofono come Grim Reaper;
Need So Much Attention… Acceptance of Whom (1984) dei Septic Death dal morigerato Idaho, che proponevano un particolarissimo hardcore ultraestremo, dark, morboso e a tratti metallico;
Welcome to 1984 (1984), la compilation internazionale della californiana Maximum RocknRoll, la più importante fanzine dell’epoca, che per l’occasione riunì in un solo vinile velocisti come i Raw Power, gli olandesi BGK, i tedeschi Inferno o lo strano progetto norvegese Skjit-Lars;
Cleanse the Bacteria (1985), altra compilation internazionale dedicata all’hardcore più estremo stavolta assemblata dalla Pusmort Records, l’etichetta discografica di Brian “Pushead” Schröeder, il folle cantante dei Septic Death e vero tuttofare della scena americana;
la demotape di Scum (1986) dei Napalm Death, ovvero la prima parte di quello che poi sarebbe diventato l’omonimo album di debutto uscito l’anno dopo;
e Slaughter of the Innocent (1986) dei Repulsion, uscito originariamente come demotape e poi ristampato nel 1989 col titolo di Horrified quando il tempo divenne finalmente propizio per le sonorità grindcore.
La “rottura degli schemi” è il leitmotiv di Più veloce!, così come la capacità di scioccare. Qual è secondo te il testo, o magari l’intero disco, più emblematico in tal senso?
Domanda interessante. Come si sarà forse notato, io ho una particolare predilezione per i Lärm, già emblematici dal nome, che significa “rumore” in tedesco. E quindi direi che è molto emblematico del genere il loro Campaign for Musical Destruction, che fin dal titolo inaugurò definitivamente a livello planetario un nuovo tipo di musica, fatta non per intrattenere l’ascoltatore ma per irretirlo e infastidirlo, ma pure per farlo riflettere su temi importanti come l’antifascismo, l’ambientalismo, la Guerra Fredda, la crudeltà sugli animali, e così via. Proprio in quel disco si trova un pezzo come Disorder, che sintetizza appieno l’essenza della band ma direi pure quella dell’intero movimento grindviolence, essendo anche parecchio autobiografica perché agli inizi queste band pionieristiche, così veloci ed estreme, non venivano capite granché nemmeno dal pubblico punk. E infatti il testo di Disorder è il seguente:
The distortion makes me deaf
The noise makes me scream
The music, it’s too fast
Disorder is complete
(Quasi) impossibile essere più concisi di così!
Quali artisti oggi, secondo te, sono maggiormente in grado di raccogliere l’eredità di questi generi?
In parte ti ho risposto prima parlando del panorama italiano ma ora, a livello più internazionale, credo che basterebbe citare semplicemente il festival grindviolence più importante di tutti: l’Obscene Extreme, che si tiene ogni anno in Repubblica Ceca fin dal 1999. Ecco, questo fest raccoglie veramente il meglio del meglio del grindviolence mondiale e racchiude in sé tutto lo spirito di questo modo di concepire la musica (o il rumore, dipende dai punti di vista) in tutte le sue manifestazioni, da quelle più sperimentali a quelle più tradizionali, ospitando sia gruppi vecchi e storici che nuovi e promettenti.
Oltre a scrivere, tu sei un musicista. Quali sono i tuoi immediati progetti futuri?
Ebbene sì! Suono nei Quattro Lire Vigliacche e abbiamo preso il nome da un discorso incendiario di Gian Maria Volontè nel film La classe operaia va in paradiso. Suoniamo un hardcore punk misto oi! alla Colonna Infame Skinhead/Nabat ma con un sacco di influenze diverse, dal rock’n’roll al fastcore e al black metal. Siamo nati nel marzo 2023 e lo zoccolo duro è composto da me (chitarra), Luca (voce) e Daniele (batteria) mentre Raffaele, il nostro attuale bassista, è addirittura il quarto bassista che abbiamo avuto nella nostra storia. Anche per questo perenne problema coi bassisti, abbiamo fatto per ora solo due concerti in due anni, l’ultimo dei quali il 18 aprile 2025 all’Alvarado (Roma) insieme ai giovanissimi Peroni & Pericolo e ai Malerba di Ciampino, e abbiamo fatto incredibilmente il pienone nonostante ci fossero molti concerti fighi in contemporanea. Il prossimo è previsto per il 20 giugno all’Acrobax con i Mala Movida (che ci hanno invitato) e nient’altro che i Gozzilla e le Tre Bambine coi Baffi, una vera istituzione per la scena punk/oi! romana. Stiamo pensando anche di registrare un disco ma di questo mi sa che se ne riparlerà proprio dopo quel concerto.
Allora attendiamo tue notizie anche in questo senso, intanto ti ringraziamo di nuovo per l’intervista.
Lasciamo qui qualche link per seguire le varie attività di Flavio:
Più Veloce!: http://www.instagram.com/piu_veloce_grindviolence
Timpani allo Spiedo: http://www.instagram.com/timpaniallospiedofanzine
Quattro Lire Vigliacche: http://www.instagram.com/quattrolirevigliacche
GRETA COCCONCELLI