::Playlist:: by Michele Anelli “Playlist per emozioni senza confini da rispettare”

MicheleAnelliDi recente Michele Anelli (artista noto soprattutto per la ventennale carriera con i Groovers) è tornato sulle scene con un album solista, Giorni usati, che caratterizza una decisa svolta cantautorale all’interno del suo trascorso musicale all’insegna del roots rock.

Un artista tanto aperto e versatile, in grado di affiancare le introspezioni cantautorali all’energia del rock e i racconti di storie intense accanto a riff coinvolgenti ed orecchiabili, avrà certamente un background di ascolti ricco e ramificato, per questo gli abbiamo chiesto di ideare per tutti noi una playlist esclusiva in cui inserire alcuni dei suoi brani preferiti, attraverso i loro rispettivi video.

Questa playlist ci permetterà di conoscere meglio il trascorso artistico e musicale di questo autore e contemporaneamente ci farà ascoltare, riascoltare o conoscere brani internazionali che non si possono non conoscere. Qui ritroviamo infatti i Clash e Bruce Springsteen, i Creedance Clearwater Revival ed Edoardo Bennato… e molti altri ancora.

Ecco a voi la video playlist completa di Michele Anelli:

Playlist per emozioni senza confini da rispettare

The Clash – London calling

London calling è stato uno dei primi vinili che ho comperato all’età di 16 anni (era il 1980).

I Clash mi hanno aperto la mente e convinto che c’erano ottime ragioni per iniziare a suonare. Sono stati la mia formazione civica, politica e culturale. Al di là delle inevitabili contraddizioni che può avere una rock’n’roll band, mi ha sempre entusiasmato la loro coerenza nel perseguire certi ideali. Imprescindibili.

Joe Strummer – Redemption song

Joe Strummer (vocalist dei Clash) è il riferimento costante di ogni mio lavoro e la sua versione del brano di Bob Marley, Redemption song, è qualcosa di impagabile. La sua voce e la sua carica emotiva, insieme ai testi, hanno plasmato il mio modo di stare nel mondo del rock’n’roll. Ogni qualvolta mi approccio a scrivere o a salire su un palco ho sempre in mente Joe Strummer. Non lo considero un idolo o un eroe ma la persona con cui avrei voluto condividere un pezzo di strada.

Creedence Clearwater Revival – Who’ll stop the rain

La canzone, in modo allegorico, può essere considerata una “protest song” (registrata a fine 1969 e pubblicata l’anno dopo) riferita alla guerra in Vietnam che ha coinvolto un bel pezzo della generazione giovanile dell’epoca. I Creedence, ed in particolare il leader John Fogerty, hanno influenzato innumerevoli artisti tra cui Bruce Springsteen, Los Lobos, Beat Farmers, John Mellencamp giusto per citarne alcuni. Suonavano “swamp song”, un mix di R’n’b e Rock’n’roll, da Muddy Waters ad Elvis Presley (pre Las Vegas ovviamente), in un epoca in cui altri pubblicavano brani da 15 minuti loro, in quattro anni,inondarono le classifiche americane piazzando 20 hit nelle Top 10 e vendendo oltre 12 milioni di album e 7 milioni di singoli.

Bruce Springsteen – Badlands/Thunder road

Per quelli che hanno una certezza dentro di loro che non è peccato essere felici di essere vivi” – Badlands (1978) e “E’ una città piena di perdenti, voglio andarmene per vincere” – Thunder Road (1976): frasi senza tempo né luogo, che ti trasportano oltre i confini che ci hanno creato intorno. Bruce per me è stato altrettanto formativo quanto Joe Strummer.

L’album Nebraska (1982), acustico e scarno, è l’album che avrei voluto pubblicare. L’energia dei concerti ed una manciata di album che sono come l’enciclopedia del rock sono capisaldi irrinunciabili e parte della colonna sonora della mia vita.

Otis Redding – Respect

Di Otis Redding amo ogni cosa che ha pubblicato, sospiri compresi. Otis è il soul. Il trasporto emotivo condensato nelle sue performance è a livelli stratosferici, sia che stia cantando una ballata o un brano come Respect. Una carriera breve, terminata tragicamente e un grande successo postumo. Eppure non riuscirei ad immaginarmi un mondo senza la sua voce.

Wilco – Jesus etc.

Se c’è una band oggi che è stata capace di rinnovare uno stile musicale classico sono i Wilco, stravedo per ogni loro album.

Sono stati la principale ispirazione, dal punto di vista dell’arrangiamento, delle mie canzoni e dal vivo sono strabilianti.

I loro arrangiamenti pescano dal passato ma sono rivitalizzati, centrifugati, rinvigoriti ecc. ecc.  L’ascolto del disco Yankee Hotel Foxtrot è stato come vedere la luce…

EELS – Novocaine for the soul

Dietro alla sigla si cela Mark Oliver Everett in arte Mr. E. Tanti dischi, forse non tutti eccelsi, tra questi almeno una manciata sono strepitosi. Canzoni semplici arrangiati con gusto innovativo e sorprendente. Difficile scegliere una canzone ma Novocaine for the soul potrebbe, già dal titolo, essere esemplificativa.

Hoodoo Gurus – Bittersweet

Estate 1987, al Prego di Milano, sotto il palco. Quelle sere in cui vorresti essere sempre così. Garage rock’n’roll distribuito sulle nostre teste a dosi massicce, chitarre e cori in quantità industriale e basso e batteria ritmicamente coinvolgenti. Avevo iniziato a suonare il basso da pochi mesi e non erano passati pochi giorni dal primo live con gli Stolen Cars. Con la macchina del tempo rivivrei volentieri ancora quei momenti. Non è nostalgia ma l’essenza del rock’n’roll!

Infine una triade:

Eugenio Finardi – Musica ribelle

Edoardo Bennato – Quando sarai grande

Corvi – Datemi un bliglietto d’aereo

Musica ribelle riassume la mia passione per la musica italiana che è sempre stata deficitaria rispetto agli ascolti con cui sono cresciuto. I precedenti video sono solo la punta di un iceberg sonoro che, per ragioni di spazio, non è possibile ampliare ma che comprenderebbe, per citarne alcuni, artisti come Woody Guthrie, Billy Bragg, Marvin Gaye, James Carr, Elvis Presley o band come Del Fuegos, The Band, Jam, Long Ryders, Green on red, Box Tops e, ovviamente, Rolling Stones e Beatles.

Edoardo Bennato, invece, perchè fin da ragazzino, negli anni ‘70, ascoltavo le sue canzoni e leggendo le interviste ho conosciuto artisti come Jerry lee Lewis e, di conseguenza, il rock’n’roll.

Per quanto riguarda i Corvi, li ho sempre trovati abili a riproporre, in italiano, brani stranieri. Questa è la versione italiana di The letter dei Box Tops. Come un cortocircuito dove, alla fine, tutti i pezzi puzzle vanno al loro posto.

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