Ken Saro-Wiwa e la storia di un immortale ribelle romantico. L’intervista alle autrici del fumetto.

kensarowiwastoriadiunribelleromanticocopertinaKen Saro-Wiwa, Storia di un ribelle romantico è un libro a fumetti scritto da Roberta Balestrucci Fancellu e illustrato da Anna Cercignano, edito da BeccoGiallo, famosa per essere un’attenta casa editrice di fumetti impegnati. La storia raccontata è quella dell’attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa, che ha lottato per il suo popolo, contro una dittatura politica e i potentati economici. Potentati economici che fanno profitti depredando l’ambiente e inquinando, e quasi mai ne pagano le conseguenze. È successo e succede in Nigeria, come in altre parti del mondo, Italia compresa. Per questo, il libro scritto dalla Balestrucci Fancellu e disegnato dalla Cercignano, è davvero emblematico.

Ken Saro-Wiwa è stato un politico, attivista, scrittore e autore televisivo, un vero intellettuale africano, fondatore del Mosop, Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni, da sempre in prima linea per denunciare lo sfruttamento del territorio da parte di società straniere, in particolare la multinazionale petrolifera Shell. Dopo anni di accuse, arresti e intimidazioni, il governo autoritario del suo paese, imbastendo un processo farsa, lo ha condannato all’impiccagione, assieme ad altri otto attivisti del Mosop. Era il 1994, l’opinione pubblica era forse distratta dai successi calcistici mondiali della Nigeria, e anche se Ken Saro-Wiwa godeva del sostegno di note personalità internazionali, nessuno è riuscito a salvarlo.

In questo prezioso volume, in un bianco e nero realista, viene raccontata in maniera appassionata la sua storia, tramite immagini forti, parole, ricordi, persone a lui vicine, la Nigeria che brucia… Ne abbiamo parlato con le due autrici del libro, Roberta Balestrucci Fancellu e Anna Cercignano, e qui potete leggere l’interessante chiacchierata che ne è derivata.

Come è nato questo volume, Ken Saro-Wiwa – Storia di un ribelle romantico?

RBF: È una storia che mi ha inseguita per un po’. A partire dalla canzone del Teatro degli Orrori, A sangue freddo, che un mio carissimo amico ebbe la brillante idea di condividere con me e per la quale non smetterò mai di ringraziarlo, visto che ora è il mio tormentone preferito. Poi una sera ho ricevuto un messaggio: “Conosci Ken Saro-Wiwa?”. Così, secco e deciso. La mia risposta? Se deciderete di leggere il libro l’avrete poi tra la mani.

AC: La proposta è nata dalla casa editrice BeccoGiallo, che, tramite l’agenzia Book on a Tree e Davide Calì, ha ingaggiato Roberta e me per parlarne.

Roberta Balestrucci Fancellu
Roberta Balestrucci Fancellu

Perché “ribelle romantico”?

RBF: Lo so, a molti può sembrare inopportuno, ma pensiamoci un attimo. Solitamente, quando parliamo di “ribelli”, pensiamo a uomini armati di tutto punto, o comunque uomini che fanno paura. Quando ho scelto il titolo del libro ho pensato questo: Ken Saro è stato giustiziato per aver cercato di dare parola a un popolo che ormai stava perdendo tutto, dalle terre alla propria identità. Lui ha fatto della sua parola la sua arma. È andato contro tutto e tutti (e ricordiamoci che in Nigeria in quel periodo c’era una dittatura piuttosto violenta) usando solo la forza della sua parola, della sua penna. Ha girato di continuo per i villaggi, per risvegliare le coscienze del popolo Ogoni, e non solo. Nel suo libro Sozaboy, un libro per i più “scomodo” perché denuncia le brutture di una guerra combattuta anche dai soldati bambino, ha raccontato e fatto arrivare fino a noi la situazione di uno stato in continua implosione come il Biafra. Nelle sue poesie, inoltre, ha scritto di come la Shell stesse distruggendo la sua terra. Così, attraverso il suo carisma e i suoi scritti è riuscito a portare in piazza oltre trecentomila persone ad Auckland, ma allo stesso tempo aveva mosso e indignato l’opinione pubblica di mezza Europa. Ecco perché mi sono sentita di ridefinirlo un “ribelle romantico”, perché nonostante la bruttura e la violenza che lo circondava, lui riusciva a trovare il “bello”, la spinta per reagire, per coinvolgere in maniera positiva, coerente e pensante le persone che gli stavano attorno, portandoli per lo più alla presa di coscienza e a una voglia, un’esigenza quasi, di rinascita. E “ribelle”, anche perché mi piacerebbe come lui ribellarmi a quello che sta accadendo oggi e nel mio piccolo spero di poter riuscire a dare uno scossone forte, culturale, facendomi arma di carta e penna.

In che modo avete modernizzato la storia di Ken Saro-Wiwa, dal momento che è il suo tragico epilogo è avvenuto nella prima metà degli anni 90?

RBF: La storia di Ken Saro-Wiwa, benché non recente, non è affatto una storia marginale, per cui abbiamo ritenuto fondamentale recuperarla per avere chiaro che ognuno di noi ha un forte impatto con le proprie scelte e azioni sulle vite degli altri. Mentre scrivevo il soggetto ho avuto modo di parlare con alcuni ragazzi provenienti proprio dal Delta del Niger, ragazzi che fanno parte di alcuni progetti Sprar, quindi ragazzi che sono stati costretti a scappare dalla loro terra per motivi ben precisi. Parlando con loro mi sono davvero emozionata: mi hanno fatto sentire una sorta di testimone, visto che ad oggi, la vicenda di Ken Saro-Wiwa proprio in quella zona sembra esser rimasta un tabù. Ecco, proprio per questo credo che sia importante parlare, continuare a dar voce a un uomo come lui, un uomo che fondamentalmente chiedeva che almeno una minima parte dei proventi fosse poi rinvestita dalla Shell per permettere ai giovani Ogoni di ricevere un’istruzione, di far in modo che potessero acquisire una dignità culturale, lavorativa e sociale, per non restare “schiavi” nella loro terra.

Credo che molte persone non conoscano fino in fondo la storia di Ken Saro, e credo che sia importante che su questa venga fatta luce, anche per renderci conto che nessuno per razza o ceto sociale è inferiore ad un altro, e soprattutto che dobbiamo farci forza con le risorse che abbiamo, in primis la cultura e il nostro libero pensiero, e farci forza anche grazie a quell’articolo della Costituzione Italiana che ci appartiene e ci consente di essere liberi di esprimerci e far sentire la nostra voce. Non a tutti è concesso, è bene che questo si sappia.

Anna Cercignano
Anna Cercignano

AC: Esatto, anche se non è avvenuta in questi giorni, la storia di Ken è attuale proprio per il suo non essere affatto marginale. A meno che non si considerino “marginali” anche questioni come sapere come viene prodotta la carne che mangiamo o il cellulare che usiamo o il petrolio che consumiamo. La storia di Ken Saro ha la stessa importanza di queste altre questioni, per tutti noi.

Se una multinazionale e uno Stato arrivano a complottare per uccidere un uomo in quanto scomodo, probabilmente la sua faccia non comparirà sulle copertine dei giornali e se qualcuno vorrà parlarne se ne soffocherà la voce, perché la storia è assai sporca e nessuno vuol dichiarare di essersene sporcato le mani. E quindi non meraviglia che di certe vicende se ne inizi a parlare seriamente a distanza di circa vent’anni dall’accaduto. Inoltre, in un momento dove la polemica sull’immigrazione è così alta, mostrare le storie e i volti di personaggi di altri continenti che hanno tanto da insegnarci, ci aiuta a  dare un’anima a questi troppo spesso visti come “brutti uomini neri che ci stanno invadendo” e ci aiuta perciò a vederli con un’imprescindibile ottica di umanità, la stessa che generalmente abbiamo solo saputo sottrarre, cominciando dal colonialismo fino a quello che accade oggi.

Come vi siete documentate per produrre questo libro?

RBF: Purtroppo non tutti i libri di Ken Saro-Wiwa sono stati tradotti, ma i suoi scritti per quanto mi riguarda sono stati fondamentali per comprendere la situazione. Un mese e un giorno, Foresta di fiori, Sozaboy sono stati davvero illuminanti e chiarificatori. Inoltre tempo fa ho avuto la fortuna di incontrare Noo Saro-Wiwa, la figlia di Ken. Era in Sardegna per presentare il suo libro Traswonderland, tra l’altro doppio colpo di fortuna perché era accompagnata dal cantante del Teatro degli Orrori, Pier Paolo Capovilla, autore della già citata A sangue freddo, scritta proprio su una poesia di Wiwa. Ecco, diciamo che questi incontri sono stati davvero illuminanti e fondamentali per la scrittura di quest’opera.

Ovviamente una volta che inizi a leggere, ti documenti e vai a ricercare anche video, foto, materiali inediti, e ti chiedi perché poi ci sia stato quell’epilogo guardando quei volti negli occhi. E cerchi in continuazione. Cerchi altre fonti, libri che ti raccontino la loro visione di quegli anni.

Un altro libro che mi è stato d’aiuto è stato Metà di un sole giallo di Chimamanda Ngozi Adichie. Infine, avendo la fortuna di avere un’amica londinese attivista, qualcosina mi è stata inviata anche da lì, e altri spunti ho potuto prendere anche dalle interviste di Owens Wiwa, il fratello di Ken Saro. kensarowiwastoriadiunribelleromantico1

AC: Personalmente, per affrontare questo lavoro ho cominciato leggendo Sozaboy, così da avere un’idea della sua maniera di pensare e di scrivere. Successivamente ho letto anche io Un mese e un giorno, il suo ultimo libro, scritto dal carcere. Dopodiché ho scovato in internet tutto il possibile.

Per i disegni ho tampinato persone di colore per fissarmi nella testa i tratti somatici più caratteristici ma principalmente ho cercato dei video dove, anche se per pochi secondi, c’erano Ken e suo fratello, usando poi il fermo-immagini per “acchiappare” i dettagli.

Una curiosità: non riuscivo a trovare l’immagine dell’ufficio del FIIB di Lagos (un ufficio di polizia). Le immagini disponibili su internet non corrispondevano alla descrizione che Ken fa sul libro, allora tramite il libro ne ho individuato la zona e, con “l’omino di Google Maps”, ho iniziato a “camminare” virtualmente sulle strade limitrofe, fino a che, dopo un bel po’, non ho finalmente visto dei palazzi mostruosi in lontananza, gli stessi ai quali fa riferimento Ken nel libro. Avvicinandomi ho trovato la porta del FIIB e così ho potuto finalmente disegnare il mio scorcio.

Il libro è uscito da poco tempo, ma quali sono stati i primi riscontri?

RBF: Be’, per quanto mi riguarda molto positivi. Vedo un bell’interesse. Mi piacerebbe che questo libro entrasse il più possibile a contatto con i ragazzi, ma anche con gli adulti ancora in grado di avere un pensiero libero. Mi piacerebbe, inoltre, che riuscisse a dare qualche risposta o quanto meno riuscisse ad accendere la curiosità di chi lo avrà tra le mani. Spero che il nome di Ken Saro-Wiwa echeggi il più possibile e ovunque, visto che per troppo tempo è stato taciuto.

AC: A me piacerebbe prima di tutto che fosse letto da chi Ken non lo conosce affatto. Io avevo già sentito parlare di questo straordinario attivista africano, ma, nonostante ciò, per me è stata una scoperta approfondire la sua vicenda, perciò mi piacerebbe veder scattare qualcosa di simile nel lettore. Poi certo, nei miei sogni di persona alla quale piace dare un senso alla propria esistenza, pensando ad un’eventuale traduzione in inglese, mi piacerebbe che arrivasse tra le mani del suo popolo, più che altro per fare arrivare un po’ di solidarietà e ricordare loro le ragioni per cui Ken combatteva e per cui ha dato la vita. Per adesso ci sono stati per lo più riscontri positivi, ma aspetto recensioni più approfondite per poterlo definitivamente affermare. Il libro comunque è stato presentato in anteprima al Napoli Comicon ed è stata una partecipazione dell’ultimo momento, eppure, contrariamente ai presupposti, abbiamo finito tutte le copie disponibili! Non mi aspettavo un’accoglienza tale.

kensarowiwastoriadiunribelleromantico2BeccoGiallo poi mi sembra l’editore perfetto per questo libro…

RBF: Diciamo che siamo state fortunate, visto che, come dicevamo all’inizio, siamo state scelte. Il merito è per lo più del nostro art director, Davide Calì, che ha trovato la strada giusta per questa storia. Ovviamente chi se non BeccoGiallo poteva dar voce a una storia così forte? Li ammiro molto per le storie che pubblicano: il loro impegno, per aver ridato voce a uomini e donne che sono stati fondamentali per la nostra Storia e che per troppo sono stati in silenzio. Mi fa molto piacere far parte della loro squadra.

AC: Sì, BeccoGiallo è assolutamente l’editore giusto perché offre un ampio ventaglio di altre biografie e graphic novel su fatti di cronaca. Nonostante altre case editrici abbiano cominciato ad affrontare tematiche simili, credo che BeccoGiallo si sia conquistata una posizione che è di riferimento per questo genere di storie. Se sarà anche l’editore giusto per fare arrivare questo libro lontano, è ancora tutto da scoprire, visto che il libro è uscito davvero da poco. La collaborazione comunque, come diceva Roberta, è nata tramite Davide Calì, che tra l’altro mi ha selezionata per i disegni e mi ha messo in contatto con Roberta.

Io e Roberta abbiamo fatto tutto per e-mail, e siccome sono timida non ci siamo mai viste neppure tramite Skype! Con il fatto che abito in Francia, poi, non abbiamo avuto modo di sentirci neppure per telefono. Nonostante questo, siamo riuscite a stare sempre in contatto e a sbrogliare quei punti che risultavano meno chiari. E adesso che il libro è uscito abbiamo messo a riposo il nostro piccione viaggiatore.

Parlateci un po’ delle promozioni e presentazioni previste per pubblicizzare il vostro libro.

RBF: Ci sono state già alcune presentazioni: la primissima all’interno di un festival sul lavoro, organizzato in collaborazione con il festival itinerante Entula di Liberos, in un paesino della Sardegna, molto piccolo ma importante. Si chiama Silius, e proprio lì accanto c’è un’antenna che capta segnali dallo spazio: è molto suggestivo, credetemi!

Le prossime poi sono vicinissime, perché Anna, che ha già fatto un meraviglioso sold out al Napoli Comicon, sarà ospite all’Arf a Roma e alla libreria Griot. Io invece avrò degli incontri qui in Sardegna il 9 giugno, all’interno di un museo pazzesco, che si chiama Casa Manno, ad Alghero; poi il 15 giugno sarò ospite della libreria Tuba di Roma all’interno del festival Bande de Femmes e sarò coinvolta in una divertente intervista doppia con Eva Rossetti, autrice de Il mio Salinger; poi mi aspetta un altro incontro a San Luri il 22 giugno nuovamente all’interno del Festival Entula. E poi… be’, poi stiamo lavorando ad altre date, che vi faremo sapere al più presto! kensarowiwastoriadiunribelleromantico3

AC: Sì, Roberta è una grande! Sta portando in giro il libro per tutta la Sardegna, ma nel mese di giugno faremo due presentazioni anche a Roma e a luglio contiamo di portarlo in Toscana e nel Nord Italia. Dal momento che io abito all’estero e che con Roberta non ci siamo ancora mai incontrate dal vivo, vogliamo poi organizzare al più presto una super presentazione insieme… con sbronza obbligatoria!

Allora vi facciamo un enorme in bocca al lupo. Per concludere, avete altro da dichiarare?

RBF: Credo che ognuno di noi abbia un impegno da portare avanti e da non sottovalutare mai. Ken Saro-Wiwa è morto nel silenzio e sotto la distrazione del mondo: come sia possibile distrarci da un avvenimento del genere della vita reale è davvero inquietante, per cui speriamo si possa approfittare per riflettere in generale anche su ciò che accade oggi.

Vi auguro in ogni caso di perdevi nella storia di Ken, nella storia dell’uomo che ha urlato con tutto il fiato che aveva in corpo il malessere di una nazione sottomessa, distrutta, bistrattata da buona parte del mondo europeo. Forsa da questa lettura molte persone potranno trovare una rispostao una spiegazione ai flussi migratori che alcuni si ostinano a ostacolare.

Vi auguro di prendere esempio da Ken Saro-Wiwa, e da suo fratello e suo figlio che dopo di lui hanno portato avanti la sua causa. Appassionatevi perché finalmente i processi di quegli anni contro le società petrolifere sono stati riaperti o comunque gli si sta dando maggior risalto e quindi una forma di giustizia può ancora essere possibile.

Vi auguro di affezionarvi alla storia di Ken Saro-Wiwa, perché è bene che tutti prendiamo coscienza delle nostre azioni anche solo avviando il motorino di accensione delle nostre stesse macchine: pensate che per il nostro benessere c’è sempre qualcuno che paga… È ora di rendersene conto: tutti abbiamo il diritto a una vita dignitosa, sopratutto chi non ha più niente per garantire il nostro benessere.

Qui la scheda del libro sul sito della casa editrice: http://www.beccogiallo.org/shop/221-ken-saro-wiwa.html

DIEGO ALLIGATORE

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