Visti, rivisti, da rivedere – 7 minuti

7minutilocandinaUscito piuttosto in sordina nell’autunno scorso, 7 minuti è una di quelle pellicole di nicchia che meritano di essere viste e meditate per la ridda di argomenti che si porta dietro.

Diretto da Michele Placido, che si regala un piccolo cameo, e ispirato a una pièce teatrale francese, il film rispecchia l’antica regola aristotelica delle unità spazio temporali: l’azione si svolge nell’arco di circa ventiquattro ore in una fabbrica della periferia romana.

L’azienda del settore tessile sta per essere venduta a una partner francese che per mantenere tutte le operaie ed impiegate chiede di ridurre di sette minuti la pausa pranzo, ennesima riduzione in una ditta che solo venti anni prima ne prevedeva oltre sessanta. Il fulcro della trama ruota intorno al consiglio di fabbrica costituito da donne di ogni età e origine e ai loro intendimenti in merito a un sacrificio forse minimo ma che potrebbe nascondere altro. Ogni operaia ha un suo vissuto particolare che aggiunge maggior pathos e peso a una vicenda di per sé spinosa.

Splendide le protagoniste assolute padrone della scena tra le quali spiccano la debuttante Fiorella Mannoia a suo perfetto agio davanti alla cinepresa come abitualmente davanti ai microfoni, la cantante neo melodica Maria Nazionale (già ottima attrice in Gomorra), una Ambra Angiolini da antologia, la signora del palcoscenico Ottavia Piccolo nonché le più giovani volutamente imbruttite Violante Placido e Cristiana Capotondi.

Una pellicola rara che fa parlare e sa parlare alle donne partendo e mirando ai drammi della società contemporanea apparentemente evoluta ma piena di contraddizioni e disparità simboleggiate dalla dirigente della azienda francese algida e distaccata ma anche alle prese con sottaciute problematiche familiari che lo spettatore percepisce appena vista la scelta di non doppiare il personaggio affidandosi a dei sottotitoli.

FRANCESCA BARILE

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