Thumbnail: uno sguardo su Chiara Ragnini

THUMBNAIL1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.

Sono Chiara, sono una cantautrice ligure nata a Genova ma adottata dalla provincia di Imperia dal 2009. Scrivo canzoni, suono in giro, faccio cose e vedo gente dall’adolescenza. Partita da un progetto folk acustico, che ha visto la luce nel 2011 nel disco Il Giardino di Rose, ho abbracciato sonorità electropop negli ultimi anni per vestire il mio nuovo album La Differenza, in uscita a fine aprile, e le canzoni che lo compongono, cercando di unire una maggiore immediatezza musicale a contenuti e testi più ricercati. Posso inserirmi nel contesto del pop d’autore, se proprio dobbiamo dare una definizione precisa di quello che faccio.

2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?

Il panorama musicale italiano, da cui ultimamente si possono ammirare tanti ottimi e succulenti progetti, ha sempre bisogno di nuove proposte: amo sperimentare, provare a fare la differenza, appunto, distinguermi e ricercare un’identità musicale forte e lo faccio scartando continuamente quello che scrivo per tenere il poco di buono – inteso come contenuti – che resta. Mi presento per quella che sono: una persona determinata nel proprio percorso che ha trovato finalmente l’abito giusto per partecipare alla festa. Il panorama musicale italiano aveva bisogno di me? Io credo di sì, così come io di lui.

3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di chiararagnini2017artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?

Prendendo spunto dai Sei gradi di Luca Damiani, trasmissione splendida in onda su Radio Rai Tre, delineerei la strada con questi sei artisti, che hanno in qualche modo segnato e influenzato il mio percorso personale ed artistico: si parte, rigorosamente da sinistra, da Lucio Dalla; si svolta un poco verso Lucio Battisti; ci si ferma ad occhi socchiusi sui Massive Attack; un pit stop per ricaricarsi con i Portishead; si ingrana la quinta  marcia con i Subsonica e si giunge a destinazione con Selah Sue.

4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.

Il primo singolo del nuovo album in uscita proprio oggi, venerdì 17 marzo, nelle radio e negli store e intitolato Un colpo di pistola: perchè segna un cambiamento netto con quanto ho proposto sino ad ora, perchè dimostra che essere cantautori, oggi, non significa necessariamente presentarsi chitarra e voce ed attingere ad un immaginario collettivo che vuole il cantautore, nel senso più puro del termine, necessariamente di nicchia, snob e, a volte, lamentoso. Si può sperimentare, si deve sperimentare, e tirare fuori grinta, palle e determinazione. Oggi più che mai. (Potete guardare qui il video: https://www.ithinkmagazine.it/video-anteprima-chiara-ragnini-un-colpo-di-pistola/)

5.Il disco che ti ha cambiato la vita.

Microchip Emozionale dei Subsonica. Avevo 16 anni. Quel disco ha segnato la mia adolescenza e influenzato tantissimi ascolti ancora per me attuali. È stato un disco rivoluzionario, anche per l’epoca, con testi forti, liberatori, una sorta di manifesto per tanti nati negli anni ’80 come me. Ho ancora l’originale comprato appena uscito e con il booklet letteralmente consumato a furia di sfogliarlo, di portarlo con me ai loro concerti, di imparare i testi a memoria. In quel periodo Subsonica e Bluvertigo, insieme a Blur, Oasis ed Elio e Le Storie Tese, erano fissi in rotazione nel mio stereo. Tutti artisti che hanno corroborato le mie influenze musicali e la voglia di continuare a scrivere.

chiararagnini26.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.

Ho avuto la fortuna di partecipare, sino ad ora, a tantissime situazioni gratificanti ed emozionanti. Forse, se dovessi indicarne una in particolare, ricorderei con grande piacere il Restauro in Festival di alcuni anni fa, organizzato da Pepi Morgia e che mi ha vista ospite nella serata dedicata a Luigi Tenco. In quell’occasione condivisi il palco con Andy dei Bluvertigo e suonai la chitarra di Luigi Tenco, restaurata per l’occasione. Quello è stato uno momento davvero speciale, data la particolarità della situazione e la possibilità di poter imbracciare uno strumento così suggestivo.

Per quanto riguarda il live peggio organizzato, non mi piace sputare nel piatto dove mangio: purtroppo ogni situazione è a sè e a volte capita di lasciarsi coinvolgere, per troppa fiducia o inesperienza, da pseudo organizzatori di eventi o gestori di locali che si improvvisano tali, dove il fonico residente non è in grado di mettere mano al mixer nuovo di zecca o dove si pensa di poter proporre un set chitarra e voce dove abitualmente si propone altro. In generale, non mi sono mai trovata in situazioni particolarmente surreali, tranne una volta, in un piccolo teatro di cui non farò il nome, dove fui invitata come ospite all’interno di quello che scoprimmo essere una specie di concorso per ragazzini, con tanto di discutibili cover band fra i partecipanti. Gli organizzatori, se così possiamo definirli, ci fecero esibire in un contesto che era totalmente fuori luogo, con tanto di pubblico (genitori) inferociti perchè volevano ascoltare i loro pargoli urlare a squarciagola qualche greatest hit di Celine Dion invece, forse anche giustamente, di una cantautrice venuta da fuori regione. Ci scambiarono quasi per partecipanti in gara e ricevemmo insulti da madri indispettite in attesa del karaoke. Un disastro.

7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.

Di posti sopravvalutati ce ne sono a bizzeffe: anche in questo caso, preferisco non fare nomi, perchè il lavoro delle persone va rispettato sempre, anche quando non è all’altezza delle aspettative. In Liguria abbiamo diversi esempi di posti piccoli e con un’acustica pessima che si spacciano per club di chissà quale livello, mal gestiti e mal organizzati, soprattutto per quanto riguarda la cura e la costruzione di un target ben definito. D’altro canto, vi sono anche molti piccoli club ben curati e ben tenuti ma con scarso riscontro di pubblico, gioiellini che meriterebbero di più ma che, vuoi per mancanza di adeguata promozione vuoi per proposte troppo eterogenee in calendario, non riescono a rodare adeguatamente.

8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.

Segnalo con immenso piacere i giovanissimi Seawards di Imperia, recenti finalisti da Red Ronnie al suo Fiat Music: scrivono e cantano in inglese, fanno indie pop acustico e stanno lavorando al loro primo EP di inediti prodotti da Zibba (https://www.youtube.com/watch?v=NbhYVSa0ohc); Samuele Puppo, chitarrista e songwriter di Pietra Ligure, a metà strada fra Paolo Nutini ed Ed Sheeran: anche lui scrive in inglese e sono sicura che farà parlare molto di sè prossimamente chiararagnini3(https://www.youtube.com/watch?v=W-98IjtaIME); infine Edoardo Chiesa da Savona, che propone un pop rock fresco e dai testi ironici ed immediati: anche lui ottimo chitarrista, sta lavorando al suo secondo disco (https://www.youtube.com/watch?v=InZcZ5Xq7X4).

9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.

Sono ipertecnologica ed iperconnessa: oltre che sul sito ufficiale (http://www.chiararagnini.it) mi trovate su Facebook (https://www.facebook.com/chiara.ragnini.fanpage/), su Twitter (https://twitter.com/chiararagnini), su Instagram (https://www.instagram.com/chiararagnini/) e naturalmente su Youtube (https://www.youtube.com//chiararagnini). Mi piace interagire con chi mi segue e trovo che comunicare e confrontarsi con le persone sia fondamentale per fare musica. Il rapporto diretto con i miei ascoltatori è importantissimo e coltivarlo giorno dopo giorno è davvero il minimo. Ho da poco concluso la campagna di crowdfunding per finanziare il nuovo album e coinvolto più di 220 persone nel farlo, da tutta Italia: un risultato inatteso che dimostra, però, come la coerenza, l’onestà intellettuale e il rispetto nei confronti del proprio pubblico siano un punto cardine nella carriera di un musicista. Amo parlare con la gente e alla gente, non solo con la musica.

10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.

Chiudo con una domanda che mi fanno spesso e che attanaglia, a volte, le mie lunghe notti:

D: Come vedi il futuro della musica in Italia?

R: La risposta è meno tragica del previsto: non sono pessimista di natura ma ogni tanto gli sprizzi di vitalità che riscontro mi avvolgono come fulmini a ciel sereno, come è accaduto qualche giorno fa in una scuola media di Genova, dove ho avuto il piacere di tenere una lezione di due ore sulla scrittura di canzoni e sulla figura del cantautore. Il mio pubblico, composto per lo più da giovanissimi fra gli 11 e i 13 anni, ha risposto all’incontro con grande entusiasmo ma, soprattutto, ha risposto ad alcune mie domande mirate legate alla musica che abitualmente ascoltano: è emerso che gli artisti più gettonati fossero, per loro, Ed Sheeran (che ha messo d’accordo tutti), Vasco, Ligabue, gli AC/DC, gli Audioslave, Fiorella Mannoia, Ariana Grande. Quasi nessuno conosceva Ivano Fossati ma quasi tutti conoscevano Fabrizio De Andrè e Adriano Celentano. Benji e Fede, Fedez e Rovazzi non pervenuti. Insomma, anche se il campione considerato era piuttosto piccolo, ho visto nei loro occhi tanto entusiasmo e curiosità e, soprattutto, attenzione verso un certo tipo di musica, non necessariamente estremamente commerciale, che mi fa ben sperare per le nuove generazioni, meno malleabili e avulse da ascolti arricchenti di quanto si pensi. Il futuro è, dunque, roseo. Per ora.

DORIANA TOZZI

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