De Gregori canta Dylan: amore e furto, ma soprattutto poesia.

DeGregoriBari9.3.16aFrancesco De Gregori ha fatto tappa a Bari per la terza serata del suo In Amore e Furto tour, portando sul palco l’ultimo album insieme ai suoi grandi successi. È un Teatro Team gremito di gente, quello che ospita il grande cantautore romano.

Alle 21 il pubblico in sala è già impaziente di ascoltare il grande artista e lo spettacolo inizia puntualmente alle 21 e 15, con la fisarmonica incalzante di Via della Povertà, versione italiana della Desolation Row di Bob Dylan. Molti la riconoscono nella più nota versione di Fabrizio de Andrè, anche se in una recente intervista De Gregori ha confidato che il primo a suonarla in italiano fu proprio lui.

È appunto dedicata all’ultimo disco De Gregori canta Dylan – Amore e Furto la prima parte del concerto, con otto successi del cantautore statunitense tradotti in modo minuzioso e poetico. Sul palco si nota la presenza del leggio e l’artista ci tiene a precisare che in genere non usa leggere i testi ma, trattandosi di canzoni non sue, non vuole rischiare di sbagliare. È l’unico commento che De Gregori si lascia scappare durante tutto il concerto: è infatti noto come l’artista preferisca la musica agli intermezzi. A chiudere la prima parte vi sono il singolo Un Angioletto Come Te, che dal vivo acquista un appeal ancora più emozionante rispetto alla versione dell’album, e Come il Giorno.

È il momento di una pausa, della durata di ben 15 minuti, cosa insolita in un concerto. Il rientro sul palco dà il via alla seconda parte, probabilmente la più attesa. Iniziano infatti i grandi successi della carriera del cantautore, partendo con A Pà, canzone dedicata alla memoria di Pier Paolo Pasolini. L’emozione è tanta e non può che essere in crescendo col passare dei brani; seguono infatti L’Agnello di Dio, Adelante Adelante, Santa Lucia e Generale, cantato a squarciagola anche da tutto il pubblico in sala.

La particolarità di questo tour è che in ogni serata vi è una scaletta diversa, il che è una sorpresa sia per i fan che per la DeGregoriBari9.3.16bstampa. L’originalità sta nel fatto che vengono mischiati i brani più famosi ad altri passati in secondo piano nell’arco della carriera, una vera chicca per gli appassionati.

Il tempo scorre molto velocemente, i brani si susseguono con ritmo frenetico, ma sono già passate due ore. Il brano di chiusura è Rimmel, tratto dall’album omonimo. Ma dopo i saluti le luci restano spente, il pubblico rumoreggia… manca infatti qualcosa. Nel Teatro Team, che fondamentalmente è un grande tendone, manca la canzone che più di tutte si desidera ascoltare ad un concerto di De Gregori e, infatti, dopo qualche minuto di attesa e di richiami a gran voce degli spettatori, il cantautore torna sul palco per intonarla: La Donna Cannone. In una versione con soli pianoforte e violino, questo brano immortale ormai patrimonio della canzone italiana, riesce a far scappare qualche lacrima e di certo ripaga dell’attesa. La chiusura definitiva è con una versione riarrangiata su Rainy Day Woman di Buonanotte Fiorellino, con la quale l’artista si congeda da questa fantastica serata all’insegna della grande musica d’autore.

DeGregoriBari9.3.16cIl bilancio di questa tappa del tour è senza alcun dubbio positivo. Nonostante siano tanti gli anni di carriera alle spalle, Francesco De Gregori riesce ancora a rinnovarsi e a riproporre in modo originale i brani già noti. Dal vivo riesce a trasportare i presenti con le note e col tono della sua voce come se fosse ancora un ragazzo pieno di voglia e di speranza. Il timbro infatti è ancora molto pulito e preciso, senza la minima sbavatura. Il pubblico non può che dedicargli una standing ovation, con gli applausi che non volevano arrestarsi.

In un mondo in cui gli artisti usciti dai talent show fanno il tutto esaurito, bisognerebbe riscoprire qual è la grande musica italiana, che ha fatto la storia, e i cui testi sono ancora attualissimi; scoprire come un vero artista riesce a rinnovarsi di volta in volta, riscuotendo un grande successo di pubblico e restando a lungo nel cuore di chi lo ascolta.

Testo: MARCO ROSSOMANNO

Foto: DOMENICO FURLAN

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