I Med in Itali hanno smesso di “coltivare piante grasse” ma non di viaggiare e lasciarsi contaminare

MedInItaliSiScriveCOVERDiciamolo subito: le critiche all’italiano medio hanno rotto le palle. Basta! A meno che non si trovi un modo strabiliante e mai sentito, ma non c’è riuscito nemmeno Maccio Capatonda. I Med in Itali con questo Si scrive Med in Itali sembra che non ci abbiano proprio provato, limitandosi, nella traccia che si chiama come loro, a snocciolare senza un filo d’ironia luoghi che più comuni non si potrebbe sulle file per l’iPhone, il sogno di fare il tronista e il popolo che si indigna per gli errori arbitrali e non per le ingiustizie. Ma veramente?

Comunque. Tolta la “canzone del primo maggio”, come direbbero gli Elii, cosa c’è in questo disco? Ci sono i Med in Itali, con tutta la loro voglia di non rinchiudersi dentro un solo mondo musicale, di partire da un torinesissimo Cumal’è per lasciarselo subito alle spalle e salpare verso lidi più o meno lontani, nel nome della contaminazione, della curiosità e della ricchezza di strumenti e prospettive. Tanti suoni raccolti in giro per il mondo con attitudine da veri busker (quali infatti sono stati in passato) per creare un puzzle colorato e sapientemente disordinato di ritmi latini e atmosfere jazzate, cantautorato e reggae, citazionismo scanzonato (Maledetta primavera) e momenti più profondi, pacati e introspettivi (Tranquillità, Ninna nanna).

Niente che non sia già stato fatto, insomma, però i Med in Itali lo fanno con un certo buon gusto e con abbastanza divertimento da farsi piacere e far divertire… quasi tutti (forse tranne l’italiano medio…).

LETIZIA BOGNANNI

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