L’importante è esagerare – Storia di Enzo Jannacci: “il marziano venuto dallo spazio”

limportanteeesagerarecopertinaGiovanni telegrafista e nulla più, stazioncina povera c’erano più alberi e uccelli che persone ma aveva il cuore urgente anche senza nessuna promozione…”. Giovanni il telegrafista è solo uno dei tanti “ultimi”, emarginati, diversi, dimenticati, che Enzo Jannacci ha cantato nei suoi testi, mescolando in maniera sempre dissacratoria l’ironia con il dramma, raccontando prima una Milano e poi una società italiana in generale con il suo stile fuori dal comune, col suo piglio stralunato, col suo essere magicamente al tempo stesso a posto e fuori posto, con la sua “imbranataggine a là Buster Keaton”, con la statura dell’outsider rimasto ai margini perché difficile da comprendere e soprattutto da incasellare.

La sua mastodontica figura è stata straordinariamente raccontata da Nando Mainardi nel libro L’Importante È Esagerare: Storia di Enzo Jannacci, edito da Vololibero, opera che approfondisce con grande acume l’uomo, l’artista, il medico, il personaggio e che, cosa importantissima, ha il merito di appassionare intensamente il lettore, il quale si ritrova non solo a scoprire o riscoprire aspetti e momenti della vita del cantautore, ma anche a contestualizzarlo in diverse epoche e in diversi momenti della vita del nostro Paese, dal punto di vista politico, artistico, musicale e, soprattutto, sociale, comprendendo ancora più approfonditamente l’opera dell’artista.

Ogni decennio, quindi, rappresenta per Jannacci un periodo in cui il suo estro si è espresso ed evoluto in maniera differente e, come sempre capita quando si parla di personaggi di grande levatura, ogni decennio al tempo stesso è stato influenzato dal suo lavoro e dalla fitta rete di collaborazioni che il Nostro ha intessuto con altri artisti del suo livello o con altri importanti personaggi che lui stesso ha contribuito a far emergere e che poi, pur discostandosi dalla sua idea di arte, andando nel mainstream e nel commerciale a tutto tondo, hanno avuto addirittura una risonanza maggiore rispetto al loro “scopritore”.

Leggere questo libro, quindi, ci riporta in una Milano di un tempo, poi trasformata e trasfigurata, teatro e palco per Jannacci che insieme a Giorgio Gaber o a Cochi e Renato, ha raccontato storie apparentemente senza senso e invece pregne di disperazione e disillusione da un lato, o di spensieratezza e speranza dall’altro.

Sono molti gli aneddoti che ci fanno divorare il libro pagina dopo pagina senza mai annoiarci e senza risultare una pedissequa sequela di eventi, opere e gesta del protagonista. È così che la nascita del concetto di cantautore, l’evolversi del teatro-canzone e del cabaret, senza tralasciare l’importanza dei live e del rapporto con il pubblico anche attraverso la televisione, mezzo che per eccellenza ha raggiunto il maggior numero di persone, vengono raccontati con freschezza e con grande ritmo.

Con quest’opera scopriamo molte delle idiosincrasie di Jannacci, alcune delle quali intuibili già all’interno dei suoi testi o nelle sue varie dichiarazioni, così come molte delle geniali intuizioni che l’hanno portato ad affiancarsi a personaggi di spicco come Mina, Adriano Celentano, Milva, o ancora Dario Fo e il già citato Gaber. Scopriamo anche, cosa forse poco risaputa, che Fabrizio De Andrè, spettatore di un suo live, ascoltando uno dei suoi pezzi, ebbe l’ispirazione per la bellissima e celeberrima Via Del Campo.

Non mancano le incursioni nel particolare e spesso controverso rapporto che Jannacci ha avuto con altri mezzi di comunicazione avulsi alla musica, come il cinema e la televisione (dove, dato il carattere fin troppo dissacratorio e al tempo stesso profondo del suo pensiero) non ha purtroppo mai avuto molto successo, così come non mancano gli approfondimenti dei tentativi del Nostro di raggiungere le grandi platee con le sue partecipazioni ad alcune edizioni del Festival di Sanremo (dove tra l’altro quest’anno la sua figura è stata omaggiata sul palco del Teatro Ariston) o con testi commerciali e tormentoni come le immancabili Vengo Anch’Io, No Tu No e La Canzone Intelligente.

Scopritore di veri e propri talenti come Paolo Rossi, Massimo Boldi, Teo Teocoli, Diego Abbatantuono e non solo, non ha mancato di una vena polemica e spesso anche pedante nei confronti di alcune manifestazioni dell’arte comica a suo avviso poco interessanti e poco ficcanti (come ad esempio il programma televisivo Zelig).

Jannacci, nonostante non siano mancati momenti di autoesilio dalle scene, ha lasciato indubbiamente un segno indelebile, rimanendo sempre dalla parte degli emarginati che ha saputo cantare e raccontare con la sua zampata inconfondibile e, soprattutto, impareggiabile. Del resto, di non essere “compreso” al pari dei suoi amati emarginati, lo sapeva benissimo anche lui, visto che cantava “l’importante è esagerare sia nel bene che nel male, senza mai farsi capire”.

Qui la scheda del libro sul sito della casa editrice: https://www.vololiberoedizioni.it/limportante-e-esagerare/

ALESSANDRA CAVISI

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