Benvenuti a Lithioland: lasciate ogni ipocrisia voi che entrate…

LithioLithiolandCOVERSin dai primi istanti Lithioland, terza fatica dei toscani Lithio, si inquadra come un disco potente, a metà strada tra i fasti del grunge dei ’90 (e d’altra parte con una band dal moniker tanto simile ad uno dei migliori brani che i Nirvana abbiano mai inciso non poteva essere altrimenti) e impulsi di matrice metal.

Sorprende piacevolmente, poi, che in tutta questa evidente ammirazione per i suoni d’oltreoceano, il cantato sia in italiano, con liriche taglienti, abbastanza sofferte da risultare perfettamente in sintonia con quello che le rispettive musiche comunicano.

Si potrebbe azzardare dicendo che se i Metallica fossero nati in Italia probabilmente avrebbero prodotto qualcosa di molto simile a quello che si può ascoltare in questo disco, ma per non esagerare diciamo semplicemente che i Lithio di domani ci sembrano già da oggi meritevoli di tutto quello che hanno saputo guadagnarsi con sacrifici e dedizione artisti come gli Staind o, per restare tra i confini del Belpaese, i Lacuna Coil, al fianco dei quali la formazione toscana non sfigurerebbe affatto.

Lithioland scorre aggressivo e nitido lungo tutti gli undici brani che lo compongono, coerente con se stesso dalla prima all’ultima nota, come a dire che se questo suono vi piace amerete questo disco fino alla perdizione, altrimenti potete lasciar perdere già dopo il primo brano, perché è questo che sono i Lithio: prendere o lasciare.

Una spanna sopra gli altri pezzi comunque, oltre all’ottima apertura offerta da #IoNO, primo singolo dell’album, e ancor più del secondo singolo La Grande Ipocrisia, è il diretto predecessore di quest’ultimo, Il silenzio di Dio, che colpisce a fondo nelle viscere, andando a scoprire tutta la polvere accatastata nel tempo sotto il tappeto della nostra maschera esteriore; altrettanto riuscità è poi la finale La danza della pioggia. D’altra parte non si può restare indifferenti di fronte al massiccio muro d’adrenalina che ci viene scaraventato addosso dal bridge strumentale di Inverno, che va a risvegliare il dolore più profondo all’interno di un brano che, in chiusura disco, rischiava altrimenti di farsi superare senza troppa attenzione.

Questo Lithioland è un disco contro le convenzioni, contro l’ipocrisia (“grande” o piccola che sia) e contro i cliché di una società giunta al suo punto di non ritorno, perché, come recita la frase nella penultima pagina del booklet “Nasce fragile questa tua civiltà che non sa credere”; dunque bisogna decidere in cosa credere e avere la forza di lottare per ottenerlo. Dato, poi, che è casualmente entrato nel discorso il booklet, spezziamo una lancia anche in suo favore, perché nonostante l’estrema semplicità che lo caratterizza (con foto poco dettagliate, brevi frasi emblematiche e privo di fronzoli, nonché totalmente in bianco e nero) sottolinea forse una volta di più che non si cede a compromessi nel mondo dei Lithio e che bisogna “scegliere da che parte stare”.

Qui la pagina facebook della band: https://www.facebook.com/LITHIOLAND

Qui il video di La Grande Ipocrisia: https://www.youtube.com/watch?v=gyc7gL43E5s

DORIANA TOZZI

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