L’Ordine naturale delle cose e il loro viaggio su “Saturno”

lordinenaturaledellecosesaturnocoverGiochi di suoni, ricerca di un equilibrio innovativo, sperimentazione sonora e vocale sono i macro tasselli che compongono Saturno, il primo album della band emiliana L’Ordine naturale delle cose che esordisce collocandosi idealmente nel solco di un indie rock poco ortodosso che strizza l’occhio all’elettronica, al mixaggio delle voci e a melodie tendenti al pop, scompigliate dall’attitude rock che contraddistingue la band. Sono questi i tasselli che trasportano in un viaggio su Saturno, il pianeta a cui è intitolato l’album, che con la sua energia restituisce distorsioni sonore che a tratti portano alla mente le produzioni più veraci e primordiali dei Subsonica e il mood dei Marlene Kuntz, rivisitate da una sana psichedelia ultra-terrena.

È un viaggio nello spazio, in cui l’ascolto passa attraverso una tuta spaziale che ovatta il suono e che isola il rumore. La traccia apripista del lavoro discografico, Lisa, è emblema del profilo musicale che L’Ordine naturale delle cose ha voluto rendere nitido sin da subito, scegliendo sintetizzatori vocali che spalmano la voce su un arrangiamento ben strutturato tra batterie, chitarre e un’elettronica “spaziale”. Con Fuzz Meteora prosegue il viaggio su Saturno con una modulistica rock più tradizionale che non lascia a casa suoni marcatamente elettronici, ma esaltata da un violino che, prendendo progressivamente posto nell’arrangiamento, conduce tra atmosfere celtiche e futuristiche al tempo stesso. È con Iori però, che l’appena accennata melodia celtica prende forma, occupando quasi tutto il brano e amalgamandosi in modo sorprendentemente naturale con un testo e un tappeto musicale distanti anni luce dai riverberi d’oltre mare. Tornano le distorsioni psichedeliche di Lisa nel testo libidinoso di Cumulo nembi. Rock spinto sin dai primi suoni, poi, in Dirupo in cui la band si muove su un terreno di gioco più che conosciuto. Il rock è casa loro e si sente, ma L’Ordine naturale delle cose non può rinunciare alla sperimentazione, introducendo riff che spingono il brano nelle braccia dell’elettronica e incisi che si fanno sempre più acustici nella seconda metà del pezzo in cui torna come gradito ospite il violino. Agli antipodi, invece, Bfp, che in poco più di un minuto sfoggia tutta l’elettronica con cui la giovane band costruisce una metrica sonora quasi tendente all’hip hop. Qui, ad un tratto, lo spartiacque del disco.

Si passa a suoni decisamente più acustici e aperti in Marea che alla veracità rock predilige giri di chitarra, quasi a voler riaccompagnare l’ascoltatore sul pianeta terra, ma attenzione, siamo ancora nello spazio, avvolti in una tuta spaziale che mantiene ovattato il suono. Flebile e delicata, Canzone di fine estate, recupera i suoni ultra planetari della prima parte del disco, addolciti questa volta da una melodia che conserva ancora batterie decisamente rockeggianti. Tutto torna, anche il violino che si fa al contempo maestro celtico e sperimentatore elettronico: è un mix di suoni e strumenti quello di Opaca che rimette ordine ad un disco che come pochi è riuscito ad essere pretestuoso e sperimentale senza sbavature.

A chiudere l’album Saturno a caso, traccia ispiratrice del titolo dell’album, probabilmente il brano migliore, che lascia indietro sintetizzatori vocali accogliendo una melodia centrata e un arrangiamento ricco dei suoni con cui la band ha deciso di attraversare il pianeta di Saturno. È la traccia perfetta per chiudere un lavoro discografico che probabilmente dovrebbe essere ascoltato a ritroso come il racconto di chi è tornato da un viaggio e ne parla con gli occhi di chi ha visto e non di chi immagina.

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/ordinenaturaledellecose/

Videoclip di Lisa: https://www.youtube.com/watch?v=SKgHwTLAPJM&t=14s

COSIMO GIUSEPPE PASTORE

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