La New Wave raccontata in “No Music On Weekends” di Gabriele Merlini

gabrielemerlininomusiconweekendscopertinaIl fiorentino Gabriele Merlini, già autore di opere quali Válecky o Guida sentimentale alla Mitteleuropa (2013) nonché curatore di raccolte di racconti quali Selezione naturale – Storie di premi letterari (2013) e Odi. Quindici declinazioni di un sentimento (2017), con No music on weekends (edito dalla casa editrice effequ), porta il lettore alla ricerca della storia della New Wave, il fenomeno musicale nato alla fine degli anni Settanta.

Il racconto autobiografico testimonia la sua diretta vicinanza al panorama musicale trattato ma soprattutto evidenzia l’oggettività dei fatti realmente accaduti e discussi, tramandati in chiave personalistica; non a caso il sottotitolo ne lascia intendere la voluta intenzione: Storia di parte della new wave.

Ma ciò detto, è possibile dare una definizione al termine new wave che vada oltre la traduzione letterale? Gabriele Merlini, attraverso un viaggio metafisico, riesce a portare con sé il lettore, che decide di lasciarsi trasportare nell’esordio e nel cambiamento della “nuova onda”, illustrandogli gli scenari non solo musicali, ma anche sociopolitici e storici, dei posti dove maggiormente la stessa è andata sviluppandosi.
Il lungo viaggio inizia a Bologna: “dal finestrino, sul manifesto oltre la ferrovia, spicca un disegno curioso: è la stilizzazione di un’alce che sorride…” ove Merlini ha modo di scoprire artisti quali: Skiantos, Gaznevada, Confusional Quartet e Windopen. Prosegue poi per la sua città nativa: Firenze. Qui verranno citati Ivan Graziani, i Diaframma, i Neon e i Litfiba. Non è però possibile non menzionare Milano, la “principale città lombarda, motore economico e fervido laboratorio di civiltà” ove appariranno i Kandeggina Gang, i Decibel e i Krisma (gruppi che caratterizzarono maggiormente il post-punk); a Pordenone invece emerge la “musica furiosa” avanzata dal gruppo Tampax e dal gruppo nominato HitlerSS. In Italia il viaggio si conclude a Roma (ma era già dichiarato l’intento di scrivere una “storia di parte” senza approfondire anche le altre regioni) e nella capitale i principali protagonisti saranno i Take Four Doses e gli Electroshock.

Il panorama artistico dell’autore non si limita però solo allo scenario delle suddette città italiane ma va altresì ad analizzare il fenomeno in questione varcando i confini nazionali e dirigendosi verso gli Stati Uniti (Talking Heads, Billy Joel, Neon Boys, Suicide, Velvet Underground), il Canada ed il Regno Unito (a cui dedica minuziosamente una graduatoria: top ten che non esiterà ad analizzare nel dettaglio).
Pertanto, obiettivo del compositore non è dare una risposta alla domanda di cui sopra, (anche perché tutt’ora non sarebbe possibile trovare una definizione esaustiva del termine), quanto piuttosto cercare di delineare cosa la new wave ha portato nei diversi contesti storico-politici da lui presi in analisi e nel susseguirsi degli anni.

Ciò che tuttavia rende unica ed interessante l’intera opera è il modo in cui la stessa è stata scritta. Il testo sembra una sorta di diario non convenzionale ma piuttosto atipico, dove l’autore tiene in memoria tutte le sue personali conoscenze artistiche. Un vero e proprio tributo alla musica degli anni Settanta e Ottanta, dominata da uno stile nuovo e multiforme.

I traumi, gli scivoloni, i deserti e le industrie sono strumenti musicali: canta con loro. Ogni canzone durerà dalle otto del mattino alle otto di sera. Poteva andare peggio: niente musica nei fine settimana.

La scheda del libro sul sito della casa editrice: https://www.effequ.it/no_music/

LUCIA ERRA

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