Davide Buzzi canta il rock e tante storie di vita vissuta in “Non ascoltare in caso d’incendio”

davidebuzzinonascoltareincasodincendiocoverSonorità rock-acustiche e atmosfere che si muovono tra il cantautorato e il racconto di storie di vita vissuta tra il passato e il presente sono le carte che costruiscono il castello di Non ascoltare in caso d’incendio, il nuovo album di Davide Buzzi, cantautore ticinese, che inaugura così un nuovo progetto: l’album, infatti, è il primo di una trilogia che si completerà nel 2019. Testi impegnati e cantautorali, che lasciano spazio anche a pezzi più intimisti, in cui è difficile distinguere la vita altrui da quella del cantautore e che per questo lasciano il beneficio del dubbio all’ascoltatore.  Una direzione artistica, quella di Alex Cambise, che ha levigato il disco rendendolo una rappresentazione perfetta del cantautore, che in Non ascoltare in caso d’incendio sigilla un sodalizio artistico con il collega Massimo Priviero. È proprio Priviero, infatti, a scrivere per Buzzi Canzone d’Addio e a duettare con lui in Salvatore Fiumara, creando un link musicale con il suo ultimo lavoro, All’Italia (qui recensito su iThink: https://www.ithinkmagazine.it/recensione-massimo-priviero-all-italia/).

D’obbligo, allora, partire da questi brani, simbolo dell’intero progetto: la vita, la storia, l’addio, la speranza e il riscatto. La grana artistica dei due cantautori del rock nostrano non diverge molto e si presta a rendere gli artisti indifferentemente interpreti e autori. Canzone d’Addio è la sintesi della malinconia e della speranza, resa in una canzone che ancor prima di essere d’addio è mossa dall’amore, come recita lo stesso testo: “Volo nel cielo e scrivo una canzone per te […] e scrivo una canzone d’amore, una canzone d’addio“. Libera interpretazione alle parole, che potrebbero trovare la loro ragion d’essere anche nella morte, se così si legge “vivi dentro di me” e “volo nel cielo“. Il tema dell’addio e dell’amore ritorna in Non ti scordare di me in cui Buzzi canta: “Amor mio chiudi quella valigia e non metterci la nostalgia, ma porta una fotografia, sarà una lieve malinconia e poi magia“.

L’omaggio storico, poi, è tutto per il duetto con Priviero in Salvatore Fiumara, un trombettiere di fanteria realmente esistito, morto nel primo conflitto mondiale: “Signor tenente con tutto rispetto ho poco più di vent’anni e una fidanzata che mi aspetta […] una madre che mi aspetta“. Il coraggio di vivere la propria vita, di distinguersi e affermarsi è il principio di Romaneschi, ottava traccia del disco e ultimo singolo estratto, intitolata a Plinio Romaneschi (“Mi chiamo Romaneschi e sono un uomo come tanti altri […] ma le mie passioni sono strane e qualcuno dice che sono matto, ma sono solo un uomo che vuole poter volare“). Anche Romaneschi è un personaggio storico, nato nel 1890 e conterraneo ticinese (Polleggio) di Buzzi: è stato un paracadutista che ha fatto di questa passione la sua vita: “Questa sfida mi diverte […] questa sfida è la mia vita“.

Sonorità più soft e cantautorali, che ad un primo ascolto ricordano lo stile di Edoardo Bennato, attraversano l’intimista Alice e le ali, la storia di una ragazza che se “fosse stata in un’altra vita, avrebbe avuto certo più per sé, fosse stata forse meno sola, avrebbe speso tempo a vivere“. In Dra Vida D’Un Omm è poi l’unica canzone dell’album in dialetto del Canton Ticino (ma non il primo esperimento dialettale per Buzzi), in cui il testo scorre tra suoni acustici e batterie profonde.

Nonostante le varianti sonore, restano il rock e la chitarra i marchi di fabbrica di Davide Buzzi che vengono elevati nella prima traccia dell’album, Te ne vai, primo singolo del progetto in cui chitarre, che trovano spazio per un assolo travolgente, e batterie costruiscono sapientemente un ritmo incalzante su strofe che si legano in modo immediato e naturale con il ritornello: “Te ne vai fuori dal tempo, è un po’ che cerchi di farlo, ma il giorno non si ferma mai“. Torna l’assolo di chitarra nella penultima traccia, Nostra signora dei sogni cadenti. “Aspetterò che il tempo cambi, che il cielo sbianchi” recita invece la seconda traccia del disco, Aspetterò, in cui il rock, più aperto e arioso, trova un legame armonico con un arrangiamento più classico che impreziosisce lo stile del cantautore.

Chiudiamo, infine, con On the road, il pezzo forse più sperimentale e divertito di questo primo album della trilogia di Buzzi, in cui la chitarra iniziale lascia terreno ad un sound che flirta con lo swing e che non dispiace alla voce del cantante, il quale si districa sul testo forse più autobiografico: “Mi ricordo ogni settembre, io e mio padre in viaggio come sempre […] via da casa presto la mattina, con il sole ancora che dormiva e quando l’alba spuntava, la nostra estate cominciava là“.

Questo il sito web ufficiale di Buzzi: https://www.davidebuzzi.com/

Qui il videoclip di Romaneschi: https://www.youtube.com/watch?v=dvXvE7U80Fc

COSIMO GIUSEPPE PASTORE

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