Comelinchiostro si mette l’anima in spalla per il suo debutto e si chiede: “Di che cosa hai paura?”

comelinchiostrodichecosahaipauracoverA volte si ha la necessità di dover partire, di dover percorrere una strada, o forse ripercorrere il proprio passato, per ritornare con la consapevolezza che, in fondo, in quel passato, una luce c’è stata e che non è stato tutto così buio, tempestoso e tormentato come si credeva. Sì, perché ad ognuno di noi è capitato di credere di avere una vita insoddisfacente, ma soprattutto fatta di altari che non si ha il coraggio di scoprire e, ancor meno, di rendere pubblici. Poi, improvvisamente, capita di leggere un libro, un racconto, di guardare un servizio giornalistico o di ascoltare un disco, come in questo caso, e di capire che c’è il bisogno, anzi l’urgenza, di mettersi l’anima in spalla e andare a ritroso, nel proprio passato, per chiudere cerchi ancora aperti e scoprire tesori e persone lasciati per strada, non curanti del loro valore, per poi immortalarli, per sempre, con dei carboncini su un foglio, come un documento che attesti che quella vita un valore ce l’ha.

Di che cosa hai paura?, è il lavoro con cui Comelinchiostro (al secolo, Giorgio Bravi) si tuffa da solista nel mondo discografico e probabilmente lo fa trattenendo il fiato, fino ad un attimo prima del salto, perché da quel momento in poi le otto storie, o forse l’unica storia raccontata in otto tracce, che compongono il suo lavoro d’esordio, saranno divulgate, conosciute e probabilmente condivise da qualcuno. È un disco che segna un nuovo anello evolutivo della musica italiana, mescolando sapientemente il gusto folk del cantautore con l’evidentissimo cromosoma del teatro-canzone. Il tutto sotto il cielo di un pop moderno che estrae, dal bagaglio dell’elettronica, sperimentazioni che possano accompagnare il racconto di un viaggio verso se stessi.

È la stessa frase d’apertura del disco che presenta la scrittura di Giorgio Bravi, emotiva e suggestiva nelle immagini che propone: “Un giorno apriremo un negozio di scatole vuote, perché la vita poi le riesca a riempire“, intona in Chissà il cantautore, su un pianoforte che fa da cronometro alla vita. Bisogna ascoltare la neve come un segnale celeste, uno dei tanti che segnano il testo del brano, tutti monito a lasciarsi condurre dal coraggio: “Chissà se ci vuole più coraggio per andare o restare“.

È inevitabile come, a questo punto, Comelinchiostro decida di andare, cosciente che “forse così facile non è, siamo nati per complicare tutto, ci scordiamo che nel mondo un lato bello c’è, vediamo solo quello brutto“: è il boccone amaro che bisogna ingoiare, prima di partire, per avere gli anticorpi e sopravvivere quando si scoprirà che un regalo di Natale non era meritato e che la principessa, in realtà, si innamora del drago. Bene, ora si può partire, ma prima bisogna munirsi di carta e carboncino (marchio di fabbrica dello stesso packaging del disco). Così, in Disegnerà, si parla al fanciullo che si è stati, affinché possa scolpire in cuore e mente il “folle disegno di immortalità“: “Dov’è finita la società? Sento che potrei guardarti per ore, muovermi solo per respirare, solo per fare battere il cuore. Disegnerà con un tratto leggero, con un carboncino costruirà la realtà“. Ed è qui, alla terza traccia dell’album, che si potrebbe commettere l’errore di pensare ad una qualsiasi relazione d’amore. Così non è.

Tocca a China come l’inchiostro fare chiarezza, all’ombra di un albero, in estate, mentre suonano le campane della chiesa in piazza, con una macchina da scrivere sulle gambe: “A volte perdiamo delle persone talmente importanti che abbiamo la sensazione di non essere più al sicuro nella nostra vita“. Una perdita: si è scoperti, inermi: “Questa giornata di un’estate complicata che ti separa per sempre da me, mi ricorda che ogni giorno, disegnato da un ricordo, il mondo dovrà fare senza te. Quel palloncino arriverà su nel cielo, così un bambino scoprirà la solitudine“. I fiori di lillà, con il potere di purificare dal male, allora, l’unico rimedio: “l’infuso ai fiori di lillà mi ha calmato“. Il viaggio diventa faticoso e la pioggia che accompagnava China come l’inchiostro lascia spazio alla tempesta che, tumultuosa, colpisce fino a indurre a chiedersi: “Perché in ogni momento ci consuma il desiderio di partire?“, si interroga il cantautore in Tempesta.

La zattera della medusa svela la difficoltà del viaggio, un viaggio per mare, navigato da un leggero barcone: “Sognano una nuvola che li nasconda, li protegga, li sospenda dalla vita […] sopravvivere al mare è una pazzia disperata […] e non ti basta avvistare terra per dimenticare“. Le percussioni accompagnano alla meta nella penultima traccia, Tempo e virtù: “Una nuvola non può certo bastare e allora iniziai a cercare un pezzetto di cielo a cui potermi appoggiare“. Si arriva stremati, a tal punto dell’album, ma all’improvviso: “Trovai lei che cercava pezzi di vita e un uomo da amare, una donna dai bianchi capelli […]una donna dalla vita sincera che parlava con gli occhi, che ascoltava con il cuore“. È la donna dai bianchi capelli la perdita? Oppure è l’antidoto? Di certo è un ricordo, solo un ricordo, al quale questo viaggio non ha aggiunto dettagli: “Di lei mi ricordo il profumo di zenzero e noci, quel suo modo bellissimo di domare gli sguardi feroci” è la frase che si ripete, come un mantra, perché è l’ultima cosa rimasta nel cuore e nella mente, in Zenzero e noci. Un ricordo non basta e allora si torna a casa pieni di domande. “Vorrei sapere se un giorno qualcuno è riuscito a capire quegli occhi […] Di te mi ricordo il profumo di zenzero e noci e quel tuo modo bellissimo di domare gli sguardi feroci“.

L’ascolto del disco rende imprescindibile l’immedesimazione in una storia fatta di immagini suggestive attraverso suoni moderni dominati dall’elettro pop nord europeo, ma non presuntuosi, che accompagnano con maestria ogni traccia, i cui testi imprigionano per bellezza e delicatezza. Forse non è stato questo il viaggio di Comelinchiostro, ma un viaggio c’è stato ed è stato coraggioso perché si è scontrato con l’ego più profondo. Di una cosa siamo certi, quello di Giorgio Bravi (con all’attivo già molte esperienze che spaziano tra la musica e il teatro) è uno dei migliori debutti degli ultimi anni.

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Video di Facile: https://www.youtube.com/watch?v=rRD9cH8TTmQ

COSIMO GIUSEPPE PASTORE

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