Non Solo Star: Massimiliano Bruno

beataignoranzalocandinaMassimiliano Bruno ha un volto molto noto, soprattutto per gli amanti di quel piccolo gioiellino televisivo che è stato Boris, poi diventato anche film per il grande schermo. Non tutti sanno, però, che è anche sceneggiatore e regista di film in cui oltre a dirigere spesso se stesso, ha assemblato cast con altri volti noti sempre brillanti e azzeccati come quelli di Marco Giallini e Alessandro Gassmann, protagonisti del recentissimo Beata ignoranza, film che arriva dopo altre due pellicole relativamente recenti che hanno trattato lo stesso tema: l’ingerenza della tecnologia e dei social media nei rapporti umani e interpersonali e il loro ruolo nell’inficiare in qulche modo l’autenticità della vita reale. I due film in questione sono il sorprendente Perfetti sconosciuti e il brillante Che vuoi che sia.

Ancora una volta, quindi, il cinema italiano decide di sondare questo tema e di proporre allo spettatore una riflessione, più o meno seriosa, su questo argomento sicuramente di grande attualità, ma molto probabilmente difficilmente accostabile con originalità e profondità, cosa in cui sono però riusciti sia Paolo Genovese che Edoardo Leo, rispettivamente i registi delle altre due opere succitate.

Ci è riuscito un po’ meno, invece, Massimiliano Bruno, che ha trattato il tema di fondo in maniera semplicistica (anche perché tutto sommato si evince facilmente che è solo un pretesto per raccontare una storia di amicizia ritrovata dopo anni di lontananza e di senso di famiglia “moderna” che tanto ritroviamo nel nostro cinema), contrapponendo due figure agli antipodi: un uomo totalmente tecnologizzato, assuefatto a qualsiasi tipo di social e perennemente col cellulare in mano e l’altro del tutto avulso da questo contesto, abbarbicato ad un passato ormai desueto, affezionato alla lettura dei testi stampati e del tutto estraneo alla tendenza social ormai dilagante.

Loro sono, appunto, Alessandro Gassmann e Marco Giallini, amici storici, separati da una donna di cui erano entrambi innamorati e ritrovatisi per caso ad insegnare nella stessa classe dello stesso liceo. Ma fin qui, si potrebbe pur accettare la dicotomia, anche perché gran parte della riuscita di diverse commedie risiede proprio nella contrapposizione di caratteri che, nonostante le diversità, trovano un punto d’incontro.

Ciò che lascia maggiormente perplessi, purtroppo, è il didascalismo imperante che sottolinea, anche con beataignoranzadialoghi molto banali, questo duplice modo di approcciarsi all’argomento e, a tratti, il punto di vista che si vuole assumere al riguardo. Il momento più esplicativo in questo senso è quello in cui il personaggio interpretato da Gassmann si dà un appuntamento con se stesso, per gustarsi un momento di sano relax e di godimento di ciò che lo circonda, senza cellulari, notifiche, messaggi e via dicendo e la sua voce narrante sottolinea, didascalicamente appunto, quanto sia bello ritrovarsi tra la gente, guardare le persone attorno a sé, godersi la natura e la propria compagnia reciproca. Non è questo, tra l’altro, l’unico momento di banalità del film, visto che il personaggio di Nina, la figlia ricomparsa dopo anni di assenza per girare un documentario proprio su questa forte dicotomia tra i due personaggi, porta con sé un po’ di retoricismi e di stucchevolezze, tipiche di racconti in cui si parla di ricongiungimenti e di forti crepe del passato da risanare.

Ma nonostante tutto questo, non si può dire che Beata Ignoranza sia un film del tutto trascurabile, proprio perché a fare da contraltare a questi elementi, ce ne sono altri che rendono il tutto decisamente gradevole e fanno dimenticare tutto il resto. Innanzitutto la capacità di gestire al meglio i tempi comici di due mattatori come Giallini e Gassmann che insieme funzionano alla grande e regalano grandi e sane risate. In seconda istanza, la presenza di una serie di gag che, seppur quasi inanellate a mo’ di sketch, risultano a tratti irresistibili e, ultima ma non meno importante, la presenza di alcuni personaggi di contorno che sono dei comprimari trascinanti e imperdibili (spicanno i due “drogati” coinquilini di Gasmann, la coppia fortissima di registi del documentario e lo studente ripetente).

Quindi, se si sospende il giudizio sul modo in cui è stato trattato il tema di fondo, usato ad espediente per raccontare una semplice storia di rapporti tra amici, padri e figli, si può godere di una commedia leggera che, esulando proprio dai momenti drammatici non proprio amalgamati con tutto il resto del racconto, intrattiene piacevolmente e regala non poche risate.

RITRATTO DELL’ATTORE

massimilianobrunoBeata ignoranza è la sua quinta regia, dopo film di più o meno grande successo come Nessuno mi può giudicare, Viva l’Italia, Confusi e felici e Gli ultimi saranno ultimi.

Come attore ha lasciato il segno con la sua interpretazione di Martellone nella serie televisiva Boris, ma ha partecipato a diverse fiction come Linda e il brigadiere, Un medico in famiglia, I Cesaroni e L’ispettore Coliandro.

Al cinema non ha diretto solo se stesso, ma anche attori del calibro dei già citati Gassmann e Giallini, Paola Cortellesi, Rocco Papaleo, Raoul Bova, Anna Foglietta, Michele Placido, Claudio Bisio, Fabrizio Bentivoglio e Stefano Fresi.

È stato anche sceneggiatore di parecchi film di discreto successo come Notte prima degli esami, Ex, Maschi contro Femmine, Femmine contro Maschi, Buongiorno papà, oltre che di tutti i suoi film da regista.

Come interprete è stato diretto anche da Fausto Brizzi, Paolo Genovese e l’attore-regista Rolando Ravello.

Il suo film d’esordio alla regia, Nessuno mi può giudicare, ha vinto un Nastro d’Argento e un Globo d’oro come miglior commedia.

ALESSANDRA CAVISI

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