Non solo star: Greta Gerwig

locandinaladybirdHa iniziato a muovere i suoi primi passi nel mumblecore, sottogenere del cinema indipendente americano, e si è fatta strada in maniera dimessa ed equilibrata, al contrario di quello che tenta di fare la protagonista del film che ha diretto, una diciassettenne che scalcia potentemente per farsi strada nel mondo, ma solo a suo modo, senza guardare in faccia a nessuno, genitori e amici compresi.

Sicuramente un autoritratto della “se stessa” del 2002, adolescente insoddisfatta e smaniosa di crearsi una propria identità lontano dall’asfissiante e poco promettente città di origine, Sacramento, nonché da una madre fin troppo sincera e brutale nel suo realismo economico e logistico, soprattutto quando si tratta di scegliere il college in cui andare a passare i prossimi anni della propria vita.

Lady Bird (soprannome che forgia per se stessa, nonché titolo del film stesso), ovviamente, non è il suo vero nome, ma quello che ha deciso di assumere proprio per discostarsi e ribellarsi alla volontà genitoriale, il cui primo passo in assoluto è proprio la scelta del nome per i propri figli. Ed è il modo con cui pretende che tutti la chiamino, assumendo spesso atteggiamenti scontrosi e impietosi nei confronti del suo habitat di origine, composto non solo dalla piccola cittadina di provincia dove vive, ma anche dalla scuola che frequenta, da alcuni dei suoi compagni, dal fratello, dalla migliore amica “abbandonata” per seguire le orme della ragazza più popolare o dal ragazzo col quale perdere a tutti i costi la verginità (impersonato dall’ormai inarrestabile Timothée Chalamet, apprezzato anche in Chiamami Col Tuo Nome di cui abbiamo parlato qui: https://www.ithinkmagazine.it/recensione-guadagnino-chiamami-col-tuo-nome/ ).

Siamo stati un po’ tutti Lady Bird nel passaggio cruciale tra l’adolescenza e l’età adulta e questo Greta Gerwig sembra ricordarlo e trasmetterlo in maniera molto realistica, sottolineando tutte le caratteristiche odiose delle persone che stanno attraversando questa particolare età. Caratteristiche che rendono la protagonista molto umana e credibile anche, e soprattutto, grazie alla magnifica interpretazione di Saoirse Ronan, che fa rivivere questa pagina del diario personale della Gerwig in maniera decisa e molto convincente.

ladybird1Grazie anche all’ottima scrittura che regala dei personaggi perfetti per descrivere il mondo di Lady Bird, a partire dalla madre magnificamente impersonata da Laurie Metcalf, la Gerwig rivive nostalgicamente un particolare momento della sua vita, mescolando ai suoi anche i ricordi della scrittrice Joan Didion (da cui è tratta la citazione iniziale: “Chiunque parla dell’edonismo della California non ha mai trascorso un Natale a Sacramento”), e ci restituisce tutta l’ipocrisia e l’opportunismo di questa ragazza che si riconcilia con le sue origini, con i suoi genitori, con la sua città, solo dopo che ce l’ha fatta ad affrancarsene. Un po’ come quasi sicuramente succede a tutti quelli che riescono a lasciare il loro nido di origine, ricordandolo con nostalgia solo perché non ci vivono più o come quando si apprezzano le qualità di una persona, dapprima ignorata, quando mal sopportata, solo quando questa viene a mancare.

Un’ipocrisia che non viene nascosta, ma anzi fotografata in tutta la sua essenza, proprio perché passo fondamentale del percorso di crescita e formazione (siamo dalle parti del coming of age movie ovviamente), peccato giovanile di cui liberarsi una volta raggiunta la maturità per poterne capire appieno i contorni e le motivazioni.

Trailer del film:

RITRATTO DELL’ATTRICE

gretagerwigMusa di Noah Baumbach, nonché protagonista di molte delle sue pellicole come Il Favoloso Mondo Di Greenberg, Frances Ha e Mistress America, ha esordito nel cinema mumblecore lavorando con Joe Swanberg e con i fratelli Mark e Jay Duplass, esponenti di spicco di un certo tipo di cinema indipendente.

La sua prima vera regia, a quattro mani con Swanberg appunto, risale al 2008 con Nights And Weekends, mentre questo Lady Bird, che si è portato a casa cinque nomination agli Oscar, è del 2017.

È stata diretta anche da Woody Allen, Ivan Reitman, Barry Levinson, Pablo Larrain, Todd Solondz e Mike Mills, e questo Natale nelle sale americane è in uscita la sua nuova fatica come regista: il film Piccole Donne in cui ha diretto un cast femminile composto da Saoirse Ronan, ancora una volta, Emma Watson, Florence Pugh (recentemente apprezzata nell’horror Midsommar), Laura Dern e Meryl Streep.

Noi dovremo aspettare Gennaio 2020 per poter vedere distribuita la pellicola nelle nostre sale, ma nel frattempo possiamo recuperare i suoi film precedenti, lasciandoci immergere nel suo mondo, ritrovandovi un po’ di noi stessi.

ALESSANDRA CAVISI

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