Decamerone di Baliani: vizi e virtù, ma senza passione

DecameroneBalianiStefanoAccorsiTra gli ultimi appuntamenti della stagione teatrale 2014/2015 firmata Teatro Pubblico Pugliese, è andato in scena al Teatro Petruzzelli di Bari lo spettacolo Decamerone – Vizi, Virtù, Passioni per la regia di Marco Baliani e con la drammaturgia di Maria Maglietta. Il ruolo di attore principale e stage manager è invece affidato a Stefano Accorsi, reduce dalla fortunata serie tv 1992.

La scena non presenta quinte ed è dominata da un grande furgoncino posto al centro del palco che viene presentato come casa e teatro viaggiante della compagnia.

Qui intorno si svolgono le vicende, tratte da sette novelle del Decameron di Boccaccio riadattate con un linguaggio meno arcaico, pur restando fedeli allo scritto originale. Ogni novella viene raccontata da uno stage manager, intervallando riferimenti alla contemporaneità che non sembra poi così lontana dalle vicende narrate. Tra un episodio e l’altro è sempre presente il riferimento ai tagli alla cultura, evidenziato dal fatto che gli attori sono costretti ad interpretare più ruoli per mancanza di fondi.

Nonostante i buoni presupposti non manchino, queste pièce stentano a decollare. Il linguaggio ancora semi-arcaico risulta troppo forzato nella recitazione e persino Accorsi sembra affaticato nel parlarlo. La compagnia è molto affiatata, i tempi scenici vengono rispettati alla perfezione, ma il tutto risulta molto pesante, accentuato dal fatto che i 105 minuti dello spettacolo sono ad atto unico. Si ride in modo forzato, il pubblico non viene coinvolto nonostante la quarta parete si rompa in continuazione. In sostanza lo spettacolo risulta purtroppo noioso, senza quella passione che viene ostentata invece nel titolo.

La regia di Marco Baliani è ben lontana da quel Michele Kohlhaas che aveva fatto innamorare il pubblico e aveva dato il via al teatro narrazione italiano. Manca infatti lo spirito tagliente delle novelle boccaccesche, che si trasformano in storielle poco coinvolgenti con dei piccoli guizzi di ilarità.

Delude dunque quest’ultima fatica di Baliani, talmente preso dal denunciare i vizi della società da dimenticare la passione che caratterizza il suo teatro.

MARCO ROSSOMANNO

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