Al Petruzzelli “Morte di un commesso viaggiatore” e di tutte le frivole (in)certezze

LoMorteDiUnCommessoViaggiatore2015 scenario è quello di una casa. Un uomo, al buio, seduto su delle valigie, e due ragazzi nudi che lottano e si abbracciano prima di sparire dietro le quinte. Incomincia così la vicenda di Morte Di Un Commesso Viaggiatore, penultimo appuntamento della stagione di prosa del Teatro Petruzzelli di Bari. Uno spettacolo lungo e controverso, con la regia di Elio De Capitani che riporta sulle scene il grande capolavoro di Arthur Miller.

Willy Loman, interpretato dallo stesso Elio De Capitani, è un commesso viaggiatore di sessantatre anni, ossessionato dall’idea del successo, dal sogno del possedere beni materiali che possono indurre alla felicità, così come viene indotto dalla società. Con questa idea cresce i suoi due figli, Biff e Happy, i quali vengono su forti, muscolosi, ma allo stesso tempo senza alcuno scopo nella vita, se non quello di pensare al divertimento. Linda è moglie del commesso viaggiatore, una casalinga che fa di tutto per gestire i pochi soldi che entrano in casa e regge in silenzio il peso dei problemi che attanagliano la famiglia.

Tutti i sogni di fama e gloria, svaniscono quando Willy, ormai anziano, non riesce più a guidare, provocando vari incidenti. Ciò lo fa cadere in una sorta di depressione mista a pazzia, che lo riporta indietro a ricordare i tempi passati, in cui i suoi sogni di grandezza lo hanno portato a rinunciare ad occasioni irripetibili. I tempi in cui i suoi figli stavano per ottenere il diploma e Biff era un promettente giocatore di football, i suoi errori passati con donne conosciute durante i viaggi, l’apertura del mutuo per la casa e per il frigorifero che segnavano l’inizio di un orizzonte pieno di speranza. Tutti questi elementi si ricompattano ed esplodono in un tragico finale, che lascia allo spettatore l’amarezza di mille sogni finiti in fumo.

Uno spettacolo forte, che distrugge il mito del sogno americano. Scritto da Miller nel 1950, risulta quanto mai attuale. L’illusione che tutto andrà per il meglio solo grazie all’ottimismo, si sgretola come una montagna di bugie raccontate a noi stessi. La dura realtà è molto più complessa, va oltre l’apparenza ed è piena di sacrifici e rinunce. Questo aspetto risalta in continuazione, provocando un senso di pena nei confronti del protagonista che invece vive in modo distaccato l’appartenenza ad un mondo crudele.

Un successo di pubblico e critica, con Angelo Di Genio e Marco Bonadei (i figli di Willy) che mostrano un affiatamento degno di due fratelli e Cristina Crippa (nel ruolo della moglie Linda) trasmette la disperazione di una madre di famiglia inerme davanti alle farneticazioni del marito.

Un’opera che fa riflettere, immedesimare e che, alla fine, lascia nell’animo dello spettatore un senso di smarrimento.

MARCO ROSSOMANNO

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